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Friulano

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Pubblicato il 16.06.2021

STORIA

I viticoltori del Friuli e della Venezia Giulia hanno dovuto alla fine rinunciare al nome tradizionale di questo vitigno, che in Italia era detto Tocai o Tokai (mentre in Francia è conosciuto come Sauvignonasse). Questo avvenne al termine di una controversia a livello europeo con l’Ungheria sul nome della varietà. Tokaj è il nome del paese dove si produce il più famoso vino ungherese, il Tokaj per l’appunto, un vino dolce da uve botritizzate, cioè intaccate dalla cosiddetta muffa nobile. Si tratta di uno dei vini più famosi del mondo, che rivendica anche, insieme al Porto, di essere il primo vino a denominazione di origine controllata della storia, prodotto entro confini stabiliti dall’Imperatore di Austria e Ungheria nel 1757, e prodotto con vitigni del tutto diversi dal Friulano (il Furmint, in particolare).

Con l’ingresso dell’Ungheria nell’Unione i magiari chiesero di far valere un principio cardine del sistema europeo delle denominazioni, cioè la prevalenza del nome di territorio (che è unico) su quello del vitigno (che è invece coltivabile in più territori). Dura lex sed lex, dicevano gli antichi, e gli Italiani dovettero abbozzare. Ma riuscirono in compenso a ottenere una deroga a un’altra regola europea, la quale stabilisce che una varietà vegetale non può avere un nome “geografico”: e, in considerazione dello storico legame tra vitigno e territorio, ottennero in via del tutto eccezionale di poterlo chiamare Friulano.

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TERRITORIO

Il Friulano è coltivato in tutta la regione Friuli Venezia Giulia, sia in collina che in pianura (fa eccezione ovviamente la montagna), in Veneto, soprattutto orientale (dove viene chiamato Tai) e nel Carso e nel Collio sloveni.

Esiste poi una piccola enclave a San Martino della Battaglia (BS) a sud del Garda, dove il vitigno è chiamato Tuchì. Il “Sauvignonasse” è quasi scomparso in Francia ma lo si coltiva, curiosamente, in Cile.  

E’ un vitigno rustico e vigoroso, con una buona resistenza al freddo, anche grazie al germogliamento tardivo che spesso lo mette in salvo dalle gelate primaverili. La produzione tende a essere abbondante ma i produttori di qualità sanno come regolarla per ottenere vini eccellenti.

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TIPOLOGIE

Il Friulano è presente in tutte le principali denominazioni della sua regione: Collio, Grave, Colli Orientali, Carso, Isonzo, Aquiliea etc. nonché nella DOC regionale Friuli, nella DOCG Lison, a cavallo tra Veneto e Friuli, e nella piccola DOC San Martino della Battaglia. E’ spesso vinificato anche in assemblaggio con altre varietà, essendo questa una pratica piuttosto comune in Friuli.

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ASPETTO, ODORE, SAPORE

Sotto il nome “Tocai” un tempo era facile trovare vini economici senza molte pretese, largamente diffusi nelle osterie come vini sfusi.

Come altri vitigni italiani è stato ampiamente rivalutato e nobilitato da viticoltori esperti e appassionati che, attraverso una coltivazione e una vinificazione accurata, ne hanno saputo evidenziare i notevoli pregi, e dalle denominazioni di origine controllata, che hanno potuto tutelarlo meglio da cattive imitazioni.

Parliamo di vini bianchi di buona struttura, non troppo complessi al naso, soprattutto da giovani, ma sapidi e pieni al palato, e capaci di evolversi bene nel tempo, accentuando caratteristiche note olfattive di mandorla ed erbe aromatiche. La buccia piuttosto spessa dell’acino dona al vino un colore paglierino piuttosto carico e una lieve nota tannica (tanto che certi vini, alla cieca, si potrebbero scambiare per un vino rosso).

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ABBINAMENTI A TAVOLA

Parliamo di vini decisamente gastronomici, che trovano nell’abbinamento con il cibo il loro complemento naturale. Ottimi con antipasti e piatti di pesce o con il prosciutto San Daniele; ma per la loro buona struttura si prestano anche ad abbinamenti più impegnativi, ad esempio con gli insaccati e le carni affumicate tipiche di quelle regioni dal passato austro-ungarico, e non sempre così facili da sposare con il vino.

a cura di Maurizio Gily, agronomo ed esperto di enologia

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