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Malvasia

Malvasia
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Pubblicato il 06.05.2021

STORIA

Il nome Malvasia è un ombrello sotto il quale si trovano una ventina di vitigni diversi, sia a uva bianca che nera, e per lo più nemmeno parenti tra loro. Alcune varietà, ma non tutte, sono aromatiche: in questi casi le uve hanno un sapore vagamente simile al moscato.

Il nome che le accomuna deriva dalla cittadina greca di Monemvasia (Malvasia in italiano), che sorge su una punta sudorientale del Peloponneso: un porto protetto da una fortezza veneziana costruita sull’isolotto prospiciente. Si suppone quindi che queste varietà siano arrivate dalla Grecia o da paesi più a oriente, attraverso le rotte commerciali della Serenissima.

È dubbio però che tutte le Malvasia abbiano seguito davvero questo percorso: è più probabile che l’abbiano fatto solo alcune, come la Malvasia di Candia, essendo questo il nome veneziano dell’isola di Creta, e la Malvasia Istriana, considerando le regioni dove è coltivata.

Forse con il nome Malvasia, le cui prime tracce documentali risalgono al Medioevo, si indicava una tipologia di vino dolce reso di moda dai mercanti veneziani, e questo nome sarebbe stato poi esteso a diverse varietà di uve utilizzate per questo scopo.

Molte uve di Malvasia italiane, in particolare nel centro-sud, anche se ampiamente coltivate, sono utilizzate per il taglio con altri vitigni e/o per la produzione di vini generici. 

Ci soffermiamo qui sulle varietà di Malvasia di maggiore pregio, che sono vinificate in purezza e che danno a origine a vini a DOP.

Malvasia

TERRITORIO

Nord-Ovest: in Piemonte, in particolare nel Monferrato settentrionale, troviamo due vini rossi, dolci e aromatici, frizzanti o spumanti: la Malvasia di Casorzo (che è anche nome del vitigno) e la Malvasia di Castelnuovo Don Bosco (vitigni Malvasia di Schierano e Malvasia Nera Lunga).

Lombardia ed Emilia: i Colli Piacentini sono la patria di elezione della Malvasia di Candia aromatica, bianca. Tradizionalmente è vinificata come frizzante, secca, amabile o dolce, ma ne esistono anche versioni senza bollicine. La coltivazione si estende a ovest in Oltrepò pavese e, soprattutto, a est verso le province di Parma e di Reggio Emilia, nella fascia collinare (Colli di Scandiano e di Canossa Malvasia DOP).

Nord-Est: la regina è la Malvasia istriana, un vitigno a uva bianca non aromatica la cui coltivazione è presente in Friuli-Venezia Giulia. Territorio di elezione è il Carso, sia quello italiano che quello sloveno. Come dice il nome è diffuso in Croazia, oltre che nelle regioni italiane del Collio, dell’Isonzo e dei Colli Orientali del Friuli dove entra nelle relative denominazioni di origine.

Italia centrale: tra Toscana, Umbria, Lazio, Marche e Abruzzo si coltivano diverse varietà di Malvasia, non aromatiche, per lo più utilizzate per il taglio. La Malvasia del Chianti entrava nella vecchia ricetta del vino Chianti codificata da Bettino Ricasoli, ma oggi non è più utilizzata. La Malvasia del Lazio, unitamente alla Malvasia di Candia (non aromatica) e alla Malvasia puntinata, sono alla base dei vini dei Castelli Romani e dintorni (Frascati, Marino, Colli Albani, Genazzano) in assemblaggio con Trebbiano e altre varietà.

Basilicata: in questa regione esistono una Malvasia bianca e una nera, entrambe originali e aromatiche, ma al momento poco sfruttate enologicamente.

Puglia: la Malvasia nera di Brindisi e di Lecce è diffusa nel Salento. È un’uva non aromatica solitamente utilizzata in assemblaggio con il Negroamaro, ma ne esistono interessanti versioni in purezza.

Calabria, Sicilia e Sardegna: i genetisti hanno di recente verificato l’identità varietale di tre vitigni (che sarebbero quindi uno solo) tipici delle tre regioni: il Greco di Bianco (Reggio Calabria), la Malvasia delle Lipari e, in un territorio assai distante, la Malvasia di Sardegna o Malvasia di Bosa.

Malvasia

TIPOLOGIE, CARATTERISTICHE E ABBINAMENTI A TAVOLA

Data l’estrema varietà di vini ottenuti da vitigni con nome Malvasia ci limitiamo a qualche cenno su alcuni di essi.

Malvasia di Casorzo e Malvasia di Castelnuovo Don Bosco

Le due Malvasia rosse piemontesi si inseriscono nel filone dei vini dolci e frizzanti del Piemonte come i più noti Moscato d’Asti e al Brachetto d’Acqui. C’è parentela genetica tra tutti i vitigni e simile è la tecnica produttiva, con la catena del freddo e la presa di spuma in autoclave. Sono classici vini da dessert, da accompagnare ad esempio a queste cheesecake, nei quali la dolcezza è bilanciata da una lieve nota tannica.

Carso Malvasia

Ottenuto dalla Malvasia istriana, è un vino bianco secco, di corpo e struttura, adatto all’invecchiamento, infatti esiste la versione riserva. Spesso è vinificato con macerazione sulle bucce. Il territorio carsico dona ai vini note rocciose e saline, a cui si sovrappone un frutto delicato. Si abbina bene con pesci saporiti e, soprattutto le versioni macerate, con insaccati, anche affumicati, tipici della zona.

Colli piacentini Malvasia frizzante

Si tratta di un vino fresco e piacevole, non molto corposo, sia in versione secca che amabile. Deriva da Malvasia di Candia aromatica e i profumi di fiori, di salvia e frutti a polpa chiara come la susina gialla sono la sua carta vincente. Ottimo compagno di aperitivi, stuzzichini e fritti.

Malvasia delle Lipari

È un vino amabile o dolce. La versione passito ne costituisce forse la migliore e più nota espressione. Un vino molto ricco, dolce ma non stucchevole, dagli aromi intensi di fori d’arancio, frutta candita e frutta secca.

Malvasia di Bosa

È un vino ad alta gradazione con residuo zuccherino. Si tratta di un prodotto ormai raro, da intenditori e appassionati dei vini di stile ossidativo (come il Marsala e lo Xeres). Tipici gli aromi di curry e mallo di noce. Vino da meditazione e fine pasto, si abbina bene con frutta secca, biscotti alle mandorle e formaggi stagionati molto saporiti.

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