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Trentodoc

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Pubblicato il 16.12.2020

STORIA

Il Trento D.O.C. è uno spumante metodo classico. Il vitigno principale utilizzato è lo Chardonnay, di solito in assemblaggio con il Pinot nero, e talvolta, con due suoi parenti stretti: Pinot bianco e Pinot meunier.

Il Trentino è una delle tre regioni (le altre due sono il Piemonte e la Lombardia) dove è nata la spumantistica italiana moderna, a cavallo tra il diciannovesimo e il ventesimo secolo.

Abbiamo il nome di un padre fondatore: Giulio Ferrari. Come aveva fatto Carlo Gancia in Piemonte qualche anno prima, Ferrari avviò, nel 1902, la sua produzione di spumante dopo aver appreso le basi della tecnica in Champagne. All’epoca la viticoltura del Trentino era piuttosto diversa dall’attuale, ad esempio lo Chardonnay era praticamente assente e fu Ferrari ad avviarne la coltivazione. Trento e buona parte del Trentino attuale facevano ancora parte dell’impero austroungarico, e questo agevolava il commercio con la mitteleuropa, mercati che già allora apprezzavano le bollicine.

Altri produttori seguirono l’esempio di Ferrari, un marchio che rimane tuttora un “benchmark” dello spumante trentino, anche se Ferrari morì senza eredi e l’azienda passò alla famiglia Lunelli, che ne è tuttora titolare.

La piccola dimensione delle proprietà, in una regione con molta montagna, poneva limiti allo sviluppo di un’enologia moderna, che furono superati con il forte sviluppo delle società cooperative: la storia prende le mosse dalle prime aggregazioni tra agricoltori, incoraggiate dai parroci di paese nel nome della solidarietà cristiana: con il tempo assunse le dimensioni di grandi imprese, che vinificano circa l’80% delle uve trentine. Ma esistono anche diversi marchi privati.

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TERRITORIO

Le uve per il Trento sono coltivate nella valle dell’Adige, da Rovereto fino ai confini della provincia di Bolzano, nonché in diverse valli laterali, da entrambi i lati del fiume, privilegiando zone dal clima fresco e ventilato come la Valle di Cembra, la Valsugana e l’altopiano di Brentonico, e spingendosi in alcuni casi fino a 700 metri di altitudine. Parliamo quindi di uno spumante di montagna, da clima continentale fresco. 

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TIPOLOGIE

Si scrive Trento D.O.C. oppure TRENTODOC tutto attaccato? Su molte etichette frontali si legge TRENTODOC senza interspazio, e le due lettere - o - disegnate con un doppio tratto a spirale che vuole richiamare il rémuage, la rotazione della bottiglia che si fa nel metodo classico per potare “in punta” il deposito di lieviti.

Sulla retroetichetta, che è la vera etichetta a norma di legge, è scritto “Trento denominazione di origine controllata”, che è il nome ufficiale del vino: TRENTODOC e il suo logo rappresentano invece un marchio privato collettivo, utilizzato nella comunicazione istituzionale. Alla base di questa confusione c’è una storia legata alla politica locale. Quel che conta è che si parla comunque dello stesso vino, che qui chiameremo Trento.

Il Trento è dunque un metodo classico, in cui la presa di spuma avviene in bottiglia. Sebbene lo Chardonnay sia l’uva più utilizzata, in alcuni spumanti, sia bianchi che rosé, il Pinot nero prevale nel taglio. Questa uva apporta al vino corpo e struttura, per cui è destinata soprattutto a spumanti destinati a un lungo affinamento sui lieviti. Il quale per legge deve essere di almeno quindici mesi, che diventano 24 per i millesimati (cioè con data di vendemmia in etichetta) e 36 per la tipologia Trento Riserva.

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ASPETTO, ODORE, SAPORE

Come in tutti gli spumanti l’osservazione visiva valuta soprattutto la qualità della “bolla” e della spuma. Il colore va dal paglierino fino al paglierino più carico per le versioni Riserva, soprattutto quando il vino base ha soggiornato in botte di legno. Una presenza rilevante di Pinot nero può dare una lievissima nuance arancio. Gli spumanti rosé offrono una gamma piuttosto ampia di sfumature di colore, dal rosa al melone, ma sempre molto tenui (ci sono varie tecniche per consentire alle bucce di Pinot nero di cedere una parte del colore, mentre nella vinificazione in bianco una pressatura molto soffice evita di estrarre colore dalle bucce, essendo la polpa bianca).


Per apprezzare i profumi, come per tutti gli spumanti, occorre aspettare qualche istante prima di mettere il naso sul calice, per non farsi invadere il naso dal pizzicore dell’anidride carbonica. Si potrà apprezzare l’ampio ventaglio aromatico offerto, che va dai fiori bianchi ai piccoli frutti rossi fino alla crosta di pane e alla frutta secca.

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ABBINAMENTI A TAVOLA

E’ un vino che si abbina quasi a tutto, dal tramezzino alla focaccia, dalle fritture ai primi leggeri, dalle torte e flan di verdure ai pesci di mare e di lago. Con una scaglia di Parmigiano o, in omaggio alla stessa terra, di Trentingrana, si forma un’accoppiata tanto semplice quanto vincente.

a cura di Maurizio Gily, agronomo ed esperto di enologia
 

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