Tante idee buone e gustose senza prodotti di origine animale, da consumare a gennaio, ma anche tutto l'inverno, perché no?
Intervista a Felippe Fontanelli, responsabile Europa dell’azienda: “Vogliamo cambiare il modo di mangiare e salvare l’ambiente”. Ecco i prodotti che possiamo già comprare, quanto costano e come sono fatti
“Chi se ne frega di Marte, il futuro è la Terra”: dice più o meno così, la campagna pubblicitaria allestita dalla startup brasiliana Future Farm per annunciare l’arrivo in Italia della sua carne vegetale. Il linguaggio usato è più colorito, ma il senso è quello: il riferimento è da un lato alle parole di Elon Musk, che davvero vuole portare l’umanità su Marte per salvarla da una possibile catastrofe ambientale, e dall’altro alla necessità di evitare che avvenga davvero, una catastrofe ambientale sulla Terra.
Questa è la prima ragione che ha spinto i due fondatori di Future Farm, Marcos Leta e Alfredo Strechinsky, a creare la compagnia nel 2019: “Il motivo principale è cambiare il modo di mangiare la carne - ci ha detto Felippe Fontanelli, responsabile Europa dell’azienda - prenderci cura del nostro pianeta, prenderci cura del Brasile e anche affrontare la questione dell’Amazzonia”. E il motivo di questo motivo, ormai lo sappiamo, è l’impatto inquinante che la produzione della carne ha sull’ambiente, in termini di emissioni provocate dagli allevamenti intensivi e di spazio occupato dalle coltivazioni necessarie per nutrire gli animali (questo è soprattutto il problema dell’Amazzonia).
La soluzione di Leta e Strechinsky è la cosiddetta non-carne, che ricorda la carne nell’aspetto e nel sapore ma è fatta solo di ingredienti vegetali: al momento, la gamma dei prodotti di Future Farm è composta da burger, polpette, macinato, salsicce, pollo e tonno, tutto plant-based. Sì, pure il tonno vegetale: più sotto ne parliamo meglio, perché è una novità importante, ma prima rispondiamo a una domanda altrettanto importante. Anzi, a due domande.
Che cosa c’è dentro a questi prodotti? Come li fanno? “Non contengono Ogm e non contengono glutine e gli ingredienti principali sono soia, piselli, ceci, spezie, metilcellulosa come addensante e barbabietola rossa per dare il colore giusto - ha spiegato Fontanelli a Cucchiaio.it - Usiamo una tecnologia proprietaria e brevettata per combinarli insieme nelle giuste quantità e poi un processo di estrusione per arrivare al burger, alla salsiccia, alla polpetta”. Senza entrare in eccessivi dettagli, il processo di estrusione è probabilmente simile a quello usato dall’italiana Joy Food per produrre la sua, di non-carne, mentre la “tecnologia proprietaria e brevettata” si basa sull’intelligenza artificiale. Più o meno come fanno i cileni di NotCo, che usano una IA per creare il loro NonLatte, i ricercatori di Future Farm si sono fatti aiutare da un computer per mappare le molecole della carne, la loro disposizione, il tipo e la qualità e trovare nel mondo vegetale gli ingredienti che permettessero di riprodurre questa struttura nel modo più fedele possibile. Successivamente si passa alla fase dei test sensoriali, per capire se i suggerimenti dell’intelligenza artificiale sono abbastanza validi da ingannare il palato e fargli credere che sta mangiando carne anche se non sta mangiando carne: quelli iniziali, che hanno permesso a Future Farm di arrivare sul mercato con i primi prodotti, sono andati avanti quasi 3 anni, fra 2016 e 2019.
Nel nostro Paese, il debutto è di questi giorni: sul mercato italiano sono in vendita burger, polpette, salsicce e macinato, cioè Future Burger, Meatball, Sausage e Mince. Al momento si comprano nei supermercati della catena Italmark in Lombardia e al Sud in quelli del gruppo Pam, ma anche si possono ordinare a domicilio a Torino e Milano attraverso l’app Macai ed entro dicembre anche con Gorillas (sì, quelli che consegnano in 10 minuti), di nuovo a Torino e Milano e pure a Bergamo e Roma.
Il prezzo è più competitivo di quello della concorrenza: 4,99 euro per una confezione da due burger (230 grammi complessivi) o per una di macinato o polpette da 250 grammi. Come riferimento, la confezione da due Beyond Burger (qui la nostra prova di assaggio), che a fine 2019 costava 9,99 euro, adesso costa intorno ai 6-7 euro.
Ancora non ci sono indicazioni, invece, su quale sarà il prezzo di Future Chicken e Future Tuna, cioè del pollo e del tonno a base vegetale, che l’azienda ha intenzione di portare in Italia “entro la fine del 2021”.
L’arrivo del tonno è importante perché è un alimento molto consumato a livello mondiale e perché le aziende che sono riuscite a riprodurlo sono ancora poche (noi abbiamo provato quello di Nestlé): “È uno dei primi prodotti su cui abbiamo puntato, non è stato facile ed è servito parecchio tempo - ha ammesso Fontanelli durante la nostra videochiacchierata - Ci siamo arrivati poco più di un mese fa, al momento lo vendiamo nel Regno Unito, nei punti vendita di Sainsbury's, e le recensioni di chi l’ha provato sono molto soddisfacenti”. È fatto con soia, estratti d’alga e olio d’oliva ed esserci arrivati prima degli altri è una buona dimostrazione della forza di questa azienda relativamente giovane.
L’impianto produttivo e la sede principale di Future Farm sono a Rio de Janeiro, ma ci sono altri uffici a Los Angeles, in California, e pure in Gran Bretagna: l’azienda, che ha un centinaio di dipendenti, è presente in 24 Paesi del mondo, dagli Stati Uniti agli Emirati Arabi, passando per Canada, Sudamerica e i mercati principali dell’Europa (dove è cresciuta del 960% anno su anno) e può contare su una rete di circa 10mila punti vendita. Di più: come ogni startup che si rispetti, raccoglie fondi per sostenersi e ha appena chiuso un round di finanziamenti da 58 milioni di dollari che ne ha portato la valutazione complessiva oltre quota 400 milioni.
Sempre come una vera startup, anche Future Farm guarda avanti: “Il prossimo obiettivo è trovare alternative vegetali a latte, latticini e burro”, ci ha anticipato Fontanelli. Ma anche qui i tempi saranno prevedibilmente lunghi: non se ne parla prima del 2023. Come anche non si parla, almeno per il momento, di stampa in 3D dei prodotti, che pure sembra una soluzione scelta da molti: “Al momento non usiamo questi macchinari - ci hanno risposto a una domanda su questo - ma non escludiamo di farlo in futuro”. L’importante, come ha detto Leta, che oltre che co-fondatore è anche amministratore delegato, è che “i nuovi investimenti ci permetteranno di creare una piattaforma plant-based completa, dalla carne al latte, ai latticini”. Per contribuire a salvare la Terra, prima che sia necessario partire per Marte. Con buona pace di Elon Musk.
Si è formato professionalmente nella redazione di Quattroruote, dove ha lavorato per 10 anni. Nel 2006 è tornato nella sua Genova ed è nella redazione di Italian Tech
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