Questa volta la gentile virago della pescheria (è un ossimoro solo in apparenza) ne aveva preparato di sfilettate: e come ognun sa sfilettar sardine non è la più ludica delle esperienze. Arraffatene un paio di dozzine, mi accingo a friggerle.
Poi penso che si potrebbe tentare una variazione sul tema: esperimento riuscito.
Dopo averle lavate velocemente in acqua fredda corrente e asciugate, passale in farina di farro. Poi immergile subito in olio di frittura ben caldo. Stavolta ho usato il girasole, avendone benefizio. Il fritto esce sapido e asciutto, e la crosticina è sottile, delicata ma davvero gaudente. Passa rapidamente nella carta da cucina, ma senza premere, e servi senza sale su una piccola insalatina di trevigiano tagliato a listarelle, condito con solo un'idea d'olio - Brisighella è ideale - e una goccia di balsamico.
Mandalo in tavola con un bianco effervescente che regga il colpo: ideale uno champagne, ma che sia tondo e maturo come il
“Reflet d’Antan” Brut di Bereche et Fils.
(si lo so che è un azzardo: ma provalo prima di fare quella faccia lì: è un abbinamento di pura, invereconda lussuria)