Tante idee buone e gustose senza prodotti di origine animale, da consumare a gennaio, ma anche tutto l'inverno, perché no?
Provare per un mese una dieta che molti ritengono difficile ma è che più accessibile di quello che si potrebbe credere: un po’ di chiarezza su alcuni dei dubbi più diffusi.
Qualche anno fa, il Guardian raccontava (qui) di quanto odio ci fosse per i vegani e di come la parola vegano fosse fra le più divisive di tutte, basandosi su uno studio condotto nel 2015 (questo).
Da allora è passato parecchio tempo, e forse le cose sono un po’ cambiate, ma è vero che il termine resta uno di quelli più in grado di accendere discussioni fra le persone, nel mondo reale e sui social, tanto che pure le aziende che producono alimenti adatti a questo regime alimentare, preferiscono non usarlo. E così sulle confezioni è tutto un fiorire di espressioni e sigle come plant-based, 100% vegetale, veg oppure anche del simbolo della fogliolina verde, che vuole dire la stessa cosa però senza dirla in modo esplicito.
Tutto questo è ancora più vero a gennaio, che ormai da anni si trasforma in Veganuary e che nelle intenzioni dovrebbe essere un’occasione per gli onnivori di provare un’alimentazione magari lontana da loro e che però potrebbero apprezzare. Di seguito facciamo un po’ di chiarezza, rispondendo a 5 fra le domande più diffuse su vegani, veganesimo e Veganuary.
Il termine è quello che si definisce portmanteau o parola macedonia (come climatariano, flexitariano o solastalgia), nato cioè dall’unione di altre due, che in questo caso sono vegan e january. È il gennaio vegano, insomma. Tutto è nato all’inizio del 2014 su iniziativa di una no-profit britannica, che appunto voleva invitare le persone a provare per un mese questa dieta. Secondo i dati della società, da allora l’interesse per il Veganuary è cresciuto moltissimo: dai poco più di 10-12mila partecipanti dei primi due anni sino ai quasi 630mila del 2022, in oltre 220 Paesi del mondo.
Generalmente, chi sceglie un’alimentazione vegetariana mangia qualsiasi tipo di frutta e verdura, mai la carne e comunque mai alimenti che derivino dall’uccisione degli animali. Ce ne sono molte varianti:
- la pescetariana permette il consumo di frutta e verdura, di pesce (ma solo pescato, non di allevamento) e di latte, latticini e uova ma non della carne;
- la latte-ovo-vegetariana, una delle più facili e anche per questo una delle più diffuse, dà la possibilità di mangiare frutta e verdura, latte, latticini e uova (ma non di pesce, perché per ottenerle è necessario uccidere l’animale) ma non la carne e nemmeno il pesce.
L’alimentazione vegana può essere considerata un ulteriore step in più e, come su Cucchiaio abbiamo scritto spesso, è una filosofia di vita più che una dieta: prevede non solo che non venga consumato alcun alimento di origine animale (non solo carne e pesce, ma nemmeno miele, uova, latte e tutti i derivati), ma anche che non vengano usati capi di abbigliamento di derivazione animale e non si partecipi a manifestazioni ed eventi o non si assista a spettacoli in cui gli animali vengono in qualsiasi modo usati o sfruttati.
Veganuary serve anche per questo, appunto per capire se questa dieta possa andare bene oppure no. Qui non ci addentreremo in dissertazioni mediche o da professionisti dell’alimentazione, ma daremo qualche indicazione di buon senso, eventualmente rimandando al nostro approfondimento sul tema:
- se si pensa che mangiare vegano voglia dire consumare tutti i giorni piatti pronti o burger di non-carne, allora la dieta vegana non va bene;
- la dieta vegana è generalmente più impegnativa delle altre, anche nella fase di preparazione dei piatti e soprattutto all’inizio serve un po’ di organizzazione per capire da dove ricavare le proteine non più assunte con la carne (generalmente da legumi, cereali e frutta secca);
- in ogni caso, e ancora di più all’inizio, non è una cattiva idea affidarsi ai consigli di un esperto, che possa magari prepararci un piano di consumo settimanale adatto alle nostre esigenze e specificità.
Detto questo, va considerato che ci sono molte ricette vegane che magari non si sapeva fossero vegane (qui ce ne sono 35, per esempio) e che quindi questo regime alimentare è forse più accessibile di quello che si potrebbe pensare. Almeno per un mese, se non altro.
Questa è una delle domande cui è più difficile rispondere, perché di statistiche ufficiali ce ne sono poche: secondo le associazioni di settore, i vegani nel mondo sarebbero circa 100 milioni, mentre i vegetariani sarebbero circa 800 milioni. In generale, il numero di persone che ha scelto un’alimentazione a base vegetale sarebbe pari al 14% della popolazione mondiale.
E in Italia? Secondo dati di Eurispes resi noti lo scorso novembre, in occasione del World Vegan Day, vegetariani e vegani sarebbero il 6,7% della popolazione del nostro Paese (circa 800mila persone, insomma); di questi, il 5,4% si dichiara vegetariano e l'1,3% si dichiara vegano. Quest’ultimo valore è in calo rispetto a 2020 e 2021, quando arrivava rispettivamente al 2,2% e al 2,4% della popolazione.
I motivi per cui si sceglie questo regime alimentare sono sostanzialmente 3: per una questione etica, per ragioni connesse alla salute personale, per una questione ecologica, cioè per gli effetti degli allevamenti intensivi sull’ambiente. Se la molla che spinge è l’ultima, la domanda è lecita e la risposta più facile di quel che si creda: i prodotti vegani inquinano, ma decisamente meno delle corrispondenti versioni di derivazione animale, a parità di metodi produttivi.
Secondo gli organizzatori del Veganuary, un mese di veganesimo nel mondo eviterebbe emissioni inquinanti pari a quelle di 450mila aerei di linea e anche salverebbe la vita di più di un milione di animali. Detto questo, e detto che l’impatto della produzione di cibo sul clima è ormai innegabile (rappresenta il 15-20% dell’inquinamento annuale), va anche considerato che un impatto lo ha ovviamente pure la produzione industriale di cibo plant-based. Che però abbiamo già detto che non può essere considerato la base di nessuna dieta.
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