Tante idee buone e gustose senza prodotti di origine animale, da consumare a gennaio, ma anche tutto l'inverno, perché no?
La capitale finlandese ridurrà l’uso di cibo animale (latte compreso) per abbassare la sua impronta inquinante: “È un segnale importantissimo”, ci ha detto Eva Alessi, responsabile Sostenibilità di WWF Italia
Niente più carne durante gli eventi pubblici, nei ricevimenti, negli incontri del personale e nei seminari: al suo posto, piatti vegetariani e pesce locale. Non solo: nelle stesse occasioni, caffè, tè, banane e tutti gli altri alimenti serviti dovranno provenire da pratiche di commercio equo e solidale, il latte d'avena sostituirà quello di mucca e snack e bibite non potranno più essere serviti in contenitori monouso.
Sono le decisioni prese dal Comune di Helsinki, capitale della Finlandia, per ridurre “l'impatto climatico del cibo e la quantità di risorse naturali usate dalla città”, cioè per abbassare la sua carbon footprint, molta parte della quale è causata dal consumo di alimenti di derivazione animale. Le novità entreranno in vigore a gennaio 2022 e ci sono alcune precisazioni da fare, come spiegato all’Associated Press da Liisa Kivela, responsabile Comunicazione del Comune: i cambiamenti non riguarderanno le caffetterie e le mense delle scuole comunali e degli uffici gestiti dalla città e sono previste “eccezioni per visite di alto livello ed eventi simili”, organizzati dal sindaco Juhana Vartiainen o da altri funzionari.
Nonostante questo, e nonostante le proteste di alcuni deputati della Finlandia più rurale, l’annuncio del Comune è di quelli destinati a lasciare un segno, ancor più in un Paese in cui il consumo di carne è calato per due anni consecutivi e in cui sempre più persone scelgono di mangiare cibo a base vegetale, come mostrato dalle ultime elaborazioni del Luke, l'Istituto di Risorse naturali finlandese.
Un segno che probabilmente arriverà anche al di fuori dei confini della Finlandia, almeno secondo il WWF: “È un segnale importantissimo - ci ha detto Eva Alessi, responsabile Sostenibilità di WWF Italia - perché è la prima volta che un ente pubblico prende una posizione del genere. In passato ci sono state iniziative simili anche altrove, ma prese singolarmente, da aziende o associazioni che hanno organizzato eventi in cui il consumo di carne era escluso. Ma una cosa del genere non era mai accaduta”. Ancora: “È un segnale importante per il suo valore maieutico, per quello che simboleggia. Magari sposterà poco in termini assoluti, dal punto di vista dei numeri, perché il cambiamento che serve va fatto tutti insieme, ma è un ottimo esempio di quello che dovremmo fare”.
Anche se non è tutto oro quel che luccica: “Sul pesce potevano fare di più - ci ha detto Alessi al telefono - perché dire che si consumerà solo pesce locale vuole dire poco, soprattutto in un Paese come la Finlandia”. In che senso? “Nel senso che dovevano mettere limitazioni più stringenti, stabilire il consumo solo di pesce non proveniente da stock ittici sovrasfruttati o di pesce che supera una certa taglia. Se facessimo una cosa del genere in Italia e dicessimo che negli eventi pubblici si consuma solo pesce locale, cioè proveniente dal Mediterraneo, andremmo comunque a impattare su un ambiente marino le cui specie sono al 75% sovrasfruttate”. Questa è una battaglia che il WWF porta avanti da tempo, per spingere le persone a consumare non sempre i soliti pesci, così da dare al mare il tempo di ripopolarsi.
Ecco, l’Italia: da noi sarebbe possibile una cosa del genere? C’è qualche Comune che potrebbe farlo? “Non è facile - ha ammesso Alessi - perché siamo un popolo cui piace mangiare e piace mangiare tanto, soprattutto tanta carne (rossa e bianca insieme, siamo a quasi 90 kg l’anno a testa, ndr). Però da noi sarebbe decisamente più facile che in Finlandia: il nostro Paese ha una varietà tale di frutta e verdura che sostituire il cibo di derivazione animale non è complicato”. Di più: “Basta guardare alle ricette di una volta, quelle dei nostri nonni, quelle dei tempi in cui la carne era poca e consumarla era un lusso (circa 20 kg l’anno a testa, ndr). Dovremmo tornare a quelle, di ricette”. Alla tradizione e a una dieta mediterranea e sostenibile, insomma.
In Italia, comunque, qualcosa si muove: “Ci sono città, come Milano, che hanno una food policy molto attenta a questi aspetti, in cui già ora vengono organizzati eventi dove la carne non è presente”. E anche se “sembriamo perennemente in fase di test”, sono test che funzionano e hanno uno scopo preciso: “Dimostrano alle persone che mangiare così è possibile - ci ha spiegato Alessi - perché chi partecipa a questi eventi e consuma cibo, si rende conto che è possibile mangiare bene, senza necessariamente usare alimenti di derivazione animale”.
È l’importanza del dare l’esempio, come si diceva all’inizio. Un esempio che è mancato alla Cop26 di Glasgow, dove le tematiche alimentari sono state incredibilmente assenti: “Una mancanza gravissima - ci hanno detto dal WWF - anche se comunque quest’anno del cibo e del suo impatto ambientale si è per fortuna parlato molto, grazie al Food Summit di New York”. E anche grazie alle decisioni di molti chef stellati, da Daniel Humm dell’Eleven Madison Park di Manhattan al britannico Marco Pierre White, che hanno deciso di non cucinare più la carne rossa nei loro ristoranti: “Sono prese di posizione importanti, che si rivolgono a un target specifico di clienti ma poi hanno anche ricadute verso il basso, verso gli altri ristoranti, verso altra clientela”. Perché? Di nuovo, “perché così le persone capiscono che si può fare, che si può mangiare bene, se non addirittura benissimo e in posti molto esclusivi, senza per forza dover ricorrere alla carne. Che deve restare qualcosa di speciale, da consumare solo ogni tanto, in occasioni specifiche e non tutti i giorni”.
Il discorso che fa il WWF è più o meno lo stesso che da un paio d’anni facciamo anche qui su Cucchiaio.it: non eliminare e demonizzare, ma ridurre, bilanciare, equilibrare, non esagerare quando ci si mette a tavola. Soprattutto con i cibi di derivazione animale, soprattutto con la carne rossa: “Ormai i dati sul suo impatto sul clima sono innegabili e incontrovertibili, ed è ora che ce ne rendiamo conto”.
Si è formato professionalmente nella redazione di Quattroruote, dove ha lavorato per 10 anni. Nel 2006 è tornato nella sua Genova ed è nella redazione di Italian Tech
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