Tante idee buone e gustose senza prodotti di origine animale, da consumare a gennaio, ma anche tutto l'inverno, perché no?
Ingredienti, trasporto, packaging. Tutti gli aspetti della filiera alimentare impattano sull’ambiente: in ciascuno di questi passaggi è possibile, però, ridurre l’impronta ambientale. È un aspetto a cui i consumatori prestano sempre più attenzione e a cui le aziende più serie rispondono con diverse iniziative. Ne abbiamo raccolta qualcuna
La sensibilità verso l’ambiente è un tema sempre più sentito: i cittadini impegnati in difesa dell’ambiente sono passati nel 2020 dal 16 al 20% e quasi uno su tre ritiene che i problemi ambientali siano più importanti che mai. Questo si riflette anche nel carrello della spesa, con un crescente interesse verso quei prodotti e quei marchi che mostrano il proprio impegno per ridurre l’impronta ambientale della propria filiera. Non si tratta, infatti, solo di attenzione agli ingredienti che si mettono nel piatto – sempre più bio e preferibilmente a km0 – ma anche di premiare le aziende che si impegnano a tutto tondo per ridurre l’impatto. Ecco alcune delle iniziative più interessanti.
Il caffè è un prodotto a cui è davvero difficile rinunciare, ma non certo a km0. Per questo, Lavazza corre ai ripari. Nonostante l’età veneranda (è nata nel 1895), la nota azienda torinese dimostra di essere radicata nel presente e di avere lo sguardo rivolto al futuro, per mostrare che anche il caffè può diventare un po’ più sostenibile. Come dimostra il lancio, nel 2019, delle capsule per l’espresso biodegradabili, l’innovazione in favore dell’ambiente fa parte della tradizione aziendale, che oggi si arricchisce di nuovi aspetti come l’impegno per la parità di genere, inserito nel Bilancio di Sostenibilità 2020. Ma sostenibilità è anche la parola d'ordine della partnership di Lavazza con il Padiglione Italia di Expo Dubai – l’evento in programma tra il primo ottobre 2021 e il 31 marzo 2022 – dove sarà presente con i suoi prodotti, tra cui miscele di arabiche lavate della gamma Lavazza ¡Tierra!, un caffè pregiato rispettoso della natura e delle culture locali, proveniente da agricoltura sostenibile e certificata dall’Ong Rainforest Alliance, un’organizzazione internazionale che promuove le pratiche agricole attente alla salvaguardia dell’ambiente e garantisce dignitose condizioni di vita ai coltivatori.
L’iniziativa sarà volta a raggiungere il Goal Zero – cioè l’obiettivo di promuovere la sensibilizzazione del pubblico e il coinvolgimento di tutti i partner verso l’ambiente – che si aggiunge ai 17 Obbiettivi per lo Sviluppo Sostenibile dell’Onu. Simbolo di questo impegno all’Expo Dubai sarà un’enorme Solar Moka, che presenterà un processo a zero emissioni che impiegherà energia solare per scaldare l’acqua per il caffè servito ai visitatori.
In occasione del rebranding realizzato nel 2020, il pastificio della famiglia Felicetti ha deciso di puntare ancor di più sulla sostenibilità, lanciando una confezione al 100% compostabile.
Nonostante la crescita, l’azienda nata nel 1908 in Val di Fiemme, nel cuore delle Dolomiti, è riuscita negli anni a mantenere ben salde le proprie radici e un legame con la terra che oggi è in linea con la riscoperta da parte del grande pubblico di prodotti genuini e che non pesano sul Pianeta. Se, grazie al basso consumo di acqua e suolo, la pasta è di per sé tra i piatti più rispettosi dell’ambiente (trovate altri consigli per pesare poco sulla Terra quando siete a tavola nel nostro articolo La dieta sostenibile fa bene a noi e all’ambiente: 5 ricette per provarla), Felicetti si dimostra capace di rispondere alle richieste dei consumatori; oltre alla scelta per il biologico che riguarda una parte del suo catalogo, infatti, dà grande importanza ai metodi di coltivazione sostenibile impiegati dai suoi fornitori di grano, che non usano fertilizzanti chimici o prodotti di diserbo e che praticano un uso ragionevole dei terreni. Con il nuovo packaging della linea Everyday, inoltre, il pastificio applica lo stesso impegno anche alle confezioni, oggi al 100% di carta certificata FSC e PEFC, da foreste gestite in modo etico e responsabile e rispettosa verso l’ambiente e i lavoratori; grazie a un sistema termosaldante specifico per prodotti alimentari secchi, la carta è robusta, traspirante e protettiva allo stesso tempo.
L’azienda del gruppo Barilla, in occasione della Giornata mondiale dei legumi del 10 febbraio scorso (che potete recuperare sperimentando qualcuna delle nostre 25 ricette con i legumi) ha lanciato sul mercato due nuovi biscotti arricchiti proprio da farina di legumi: le Cecille (dalla farina di ceci) e le Lentille (con farina di lenticchie), sempre senza olio di palma, coloranti, conservanti, grassi idrogenati e OGM. Un passo avanti in direzione della salute, che si concilia con la sostenibilità. Nonostante confezioni ancora in plastica – ma riciclabili – bisogna riconoscere a Mulino Bianco l’attenzione per gli aspetti ambientali e sociali della filiera e del confezionamento dei propri prodotti.
Il 2020, in particolare, ha visto l’espansione e il miglioramento della Carta del Mulino, il progetto in collaborazione con il Wwf che contiene un disciplinare per il grano tenero; secondo questo disciplinare, entro quest’anno Mulino Bianco userà solo farina da produttori che seguono un’agricoltura sostenibile, che applica una rotazione delle colture almeno quinquennale, intervallando i campi di frumento con piante da fiore non trattate con prodotti chimici; grande importanza è data alla tracciabilità delle materie prime e al rispetto del divieto di prodotti fitosanitari contenenti glifosate nelle coltivazioni di grano tenero, certificate ISCC PLU, uno standard di riferimento della sostenibilità approvato dall’Unione Europea che garantisce il rispetto di regole di sostenibilità e di tracciabilità dell’intero sistema.
Un notevole impegno su più fronti, coerente con quello del gruppo Barilla espresso nel programma Buono per Te, Buono per il Pianeta.
Anche Melinda punta sulla riduzione dell’impatto di tutta la filiera. In un settore complessivamente rispettoso dell’ambiente come quello della frutticoltura trentina, l’azienda riduce gli sprechi d’acqua (fino al 50% rispetto ad altri metodi di irrigazione) impiegando l’irrigazione a goccia e sceglie di usare esclusivamente energia proveniente da fonti rinnovabili sia nella fase di lavorazione sia in quella di conservazione dei prodotti.
Per contribuire a combattere uno dei grandi problemi ambientali del nostro tempo, nel confezionamento Melinda scommette sulla bioplastica. Per la sua linea bio, infatti, l’azienda trentina ha scelto Leaf, la pellicola per alimenti interamente compostabile e biodegradabile, prodotta dall’azienda Crocco a partire dal Mater-Bi, il materiale realizzato dalla Novamont. Per la sua frutta, poi, Melinda usa cartone ondulato da produzioni controllate, che piantano più alberi di quanti ne abbattano. Bene, e dentro questi imballaggi sostenibili che prodotto c’è? Grazie al Disciplinare per la Produzione Integrata siglato dai 4.000 soci del Consorzio Melinda, le mele del noto marchio sono coltivate con metodi sostenibili, che impiegano il tecniche più possibile naturali per combattere le malattie e gli infestanti delle mele, ricorrendo ad agrofarmaci solo se assolutamente necessario e sempre sotto stretto controllo tecnico, avvicinandosi il più possibile all’agricoltura biologica. Se a questo punto vi è venuta l’acquolina in bocca, è il momento giusto per provare le nostre ricette con le mele.
Per Peroni sostenibilità è innanzitutto cura delle materie prime e del territorio, motivo per cui l’azienda promuove la formazione degli agricoltori attraverso il Campus Peroni in collaborazione con il Consiglio per la Ricerca in Agricoltura e l’analisi dell’Economia Agraria (CREA), che si fonda sui due pilastri della qualità Birra Peroni: la coltivazione sostenibile dell’orzo distico da birra e il malto 100% Italiano, ingrediente principale della birra Peroni.
Per quanto riguarda i rifiuti, il vetro è un materiale decisamente più sostenibile e più facilmente riciclabile della plastica, ma gettare una bottiglia dopo aver sorseggiato una birra in compagnia rappresenta comunque uno spreco di risorse; è per questo che Peroni ha recentemente rilanciato il vuoto a rendere, contrassegnando le proprie bottiglie coinvolte nel progetto con una nuova veste grafica che le rende riconoscibili, con l’icona del riciclo in colore verde. Le bottiglie sono realizzate in un vetro più robusto rispetto alle altre, che permette dai 15 ai 18 riutilizzi. Si tratta del virtuoso recupero di una buona pratica, quella del vuoto a rendere, di cui l’Italia era leader fino agli anni Ottanta e che qualche anno fa il Ministero dell’Ambiente ha rilanciato senza successo. La strada da fare è lunga, specialmente per quanto riguarda la plastica, ma è un’ottima notizia che Peroni sia tra i grandi marchi aderenti, assieme alla collega sarda Ichnusa.
Per la gioia dei suoi clienti più golosi, nell’autunno scorso Lidl ha portato per la prima volta il cioccolato equo e sostenibile al discount, facendo arrivare all’attenzione dei consumatori il problema della sostenibilità del cioccolato, a cui tanti, irretiti dalla gola, non pensano. La produzione e la commercializzazione del cioccolato, infatti, si fondano su un’industria tra le meno sostenibili nel settore Food & Beverage: quella del cacao, che, dai Paesi produttori, deve percorrere lunghi tragitti per arrivare alle nostre latitudini, con conseguenti emissioni inquinanti, e che troppo spesso purtroppo coinvolge il lavoro minorile. Piaghe che non vogliamo certo supportare con i nostri acquisti quando sgranocchiamo beati una barretta di cioccolata.
Fortunatamente non è necessario rinunciare a questo sfizio per non impattare su ambiente e lavoratori di questa filiera troppo spesso non etica: con la linea Way to go, certificata Fairtrade, infatti, Lidl offre ai suoi clienti cioccolato da produttori sostenibili e con un’attenzione particolare all’equo trattamento e al giusto compenso dei lavoratori nei luoghi d’origine del cacao, in quattro varianti: il fondente “Dark Chocolate”, “Milk Chocolate” al latte, “Pecan Coconut” con noci pecan e cocco grattugiato e “Salted Caramel. In questo modo i produttori in Ghana, da dove proviene il cacao usato, hanno la garanzia di un prezzo minimo che li tutela dalle fluttuazioni del costo del cacao; ma non solo: Lidl investe anche in programmi di formazione focalizzati sui metodi di coltivazione sostenibili, che ottimizzano i raccolti. L’iniziativa rientra nell’impegno dell’azienda – ufficializzato dal Documento di posizione per l’acquisto responsabile di cacao – per la sostenibilità dell’industria del cacao, che vede l’azienda impegnata, già dal 2018, a usare nei propri prodotti a marchio solo cacao certificato o proveniente da agricoltura biologica.
La strada è ancora lunga, ma i segnali sono incoraggianti: dal packaging alla riduzione di sostanze chimiche nella produzione delle materie prime, sono diversi gli aspetti in cui le aziende intervengono per rispondere alla sempre crescente domanda di sostenibilità. Dimostrando, così, che ridurre il proprio impatto ambientale si può e si deve fare, per un maggiore rispetto non solo dell’ambiente, ma anche delle persone.
Illustrazione di apertura di Davide Abbati
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