Curioso, perchè i maschi invece dovrebbero andare a caccia: portare a casa prede per le proprie donne, macellarle, porle allo spiede. Poi dovrebbero perdere il resto del loro tempo - satolli ed ebbri di vini a fermentazione spontanea - picchiarsi per le femmine e uscire vincitori, ed alla fine dedicarsi ad attività riproduttive con verve atletica ed entusiasta.
Invece: assistiamo ad una sorta di approvazione sociale per l'uomo in salopèt che sulla scala, sorridente con la sua mascella grande come la provincia di Cuno, avvita gioriosamente una lampadina.
Tutto questo per dire che il daino ce l'ho perchè ho un amico cacciatore. L'ho usato per la ricetta di
Càntele Wines, ma mi sono avanzati i ritagli. Ne ho fatto un ragout.
Non una cosa sfinita da mille ore di cottura, ma un po' sì: partenza con il soffritto verduristico (scalogno, carota, sedano, pomidoro), erbaggi (alloro, rosmarino, timo, salvia) e spezie (chiodo, cannella, pepe). Il tutto tritato con insistenza e lasciato andare nell'olio con l'aglio.
I ritagli di daino sono battuti a coltello, ossessivamente, poi lasciati andare nel soffritto. Aggiungi un mezzo bicchiere di vino e lascia ritirare, senza fretta. Metti in conto un'ora.
Le Fettuccelle di Gerardo di Nola sono una delle referenze più arcana della panoplia gragnanense: sono ritrose a disvelare il giusto punto di cottura. Per condire con il ragù non occorre un finale in padella eccessivamente movimentato: anzi, quei tre minuti faran basta. Ne chiedono senza micragna, e altro ne aggiungerai dopo aver impaginato un rotolo avvinto dal glutine nel centro del piatto.
Manda in tavola con un bicchiere di
Lagrein Riserva di Messnerhof, magari vecchiotto. Magari due.