Il più è il filetto d'aringa: ricavarlo dall'animale fresco è discretamente nojoso. Opterai quindi per la provvidenziale proposta del banco di pescheria, e con modica spesa.
Il piatto è semplicissimo, quanto intrigante.
Lavate ed asciugate bene le aringhe nature, premile sulla farina di riso con una certa energia. Lascia riposare 10 minuti e ripeti l'operazione.
Nella padella sciogli una misura di burro (già, burro) e lascia perdere la schiuma: quando sarà ritirata passa i filetti per prima la parte opposta alla pelle, che li terrà insieme. Non appena dorati, giravoltali e lascia prendere coloro anche all'altro lato. Passa sul foglio di carta da cucina senza premere.
Ricava le punte più verdi da un cespo di insalata riccia, lava e asciuga bene dopo adeguato ammollo. Condisci con olio, aceto balsamico e semi di sesamo, e ammonticchiane una certa quantità sul piatto.
Accavalla due filetti e insaporisci il tutto con una generica e rustica spolverata di cristalli di salfiore di Cervia.
Irradialo con le sfumature del Castel San Michele dell'Istituto Agrario S.Michele all'Adige, magari un millesimo riposato come il 2005.