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Il Fiocco di Neve è una brioscina bianca e morbida, con un ingrediente segreto e una storia romantica. Siamo stati a Napoli da Poppella per farci raccontare com'è nato.
Questa volta non vi diamo la ricetta, perché la ricetta del ‘Fiocco di Neve’ non la sa nessuno. Il dolce napoletano, pur essendo giovane, è uno fra i più imitati della città, una creazione di Ciro Scognamillo che ben presto si impone come quarto dolce tipico napoletano, dopo la sfogliatella, il babà e la pastiera. Il Fiocco di Neve si presenta come una brioscina bianca e morbida, con un ingrediente segreto e una storia romantica. Troverete molte ricette online che tentano di riprodurne aspetto e leggerezza, ma lasciate stare, perché nel Fiocco di Neve c’è anche tutto il sapore del quartiere Sanità. La storia del Fiocco di Neve e della pasticceria Poppella ce l’ha raccontata Anna Chiara, la nuora di Ciro, con piglio fiero e professionale, da giovane donna cresciuta nel quartiere simbolo di Napoli, passato da un’immagine di degrado a una dimensione mitologica.
La storia è bellissima e di un romanticismo infinito: amore, guerra e allegoria. Siamo nel ‘43 e Napoli è sotto l’assedio nemico. È negli spazi bui e angusti delle Catacombe di San Gaudioso, rifugio antiaereo di fortuna alla Sanità, che Clara e Vittorio si incontrano. Lei è del quartiere, lui è un militare triestino, a far da colonna sonora il suono delle sirene. Si guardano, è evidente che si piacciono, ma la guerra e la paura sono un ostacolo ingombrante. Un giorno Vittorio prende coraggio e le chiede di rivedersi, in superficie, per le strade della città. La giovane donna rifiuta con un monito che non lascia speranze: avrebbe accettato solo se avesse nevicato a Napoli. Quella stessa notte, al termine del bombardamento, uscendo dal rifugio, sulla città scendono fiocchi di neve. Di fronte a questo segno supponiamo che l’amore abbia avuto la meglio e da questa storia struggente prende nome il Fiocco di Neve, simbolo di amore, passione e forse anche di speranza di superamento dei limiti e dei confini dell’inimmaginabile.
Negli anni ‘20, Raffaele Scognamillo fa i taralli ‘nzogna e pepe nel quartiere, assieme a Giuseppina, la moglie. E da una specie di crasi popolare fra i due nomi, Papele e Puppnella, ha origine il nome della pasticceria, con quella abitudine, forte al sud, di esprimere con un appellativo un tratto della vita e della personalità di un compaesano. L’attività sopravvive alla guerra e nel ‘60 passa nelle mani del figlio Salvatore, che apre un negozietto nel rione, prepara i taralli e il pagnottello napoletano, con salumi e formaggi. La terza generazione, quella di Ciro, arriva nel 2005 e inaugura la pasticceria. Ora siamo alla quarta: proseguono Salvatore, Rita e Carmen.
È soffice, delicato, vellutato e avvolgente all’assaggio. Dolce ma leggero, non stucchevole. La porzione singola è perfetta per raggiungere un soddisfacimento pieno, senza rimpianti o il bisogno di rabbocchi. All’interno ha una crema di latte, un pizzico di ricotta di pecora e l’ingrediente mai svelato. Oltre alla versione originale si trovano al pistacchio, al cioccolato e in una versione omaggio a Maradona al dulce de leche argentino. Il fiocco di neve ha un sapore che prevale su tutti: quello della rivincita.
Se il fiocco di neve è simbolo della pasticceria e tappa di appassionati e turisti spesso diretti al Cimitero delle Fontanelle (imperdibile) o al Palazzo dello Spagnuolo, la pasticceria offre tutta la produzione napoletana, dalle sfogliatelle, riccia e frolla, alla pastiera. Che Ciro abbia un’indole coraggiosa e dissacrante lo si comprende anche da una delle sue ultime proposte, la Pop Pizza: una pizza dolce che sulla piazza di Napoli suona come una sfida.
Ma ancora una volta il messaggio è forte oltre che audace: la pizza non deve dividere ma unire, e Ciro la lancia in risposta alle polemiche che persino la pizza riesce a suscitare. Riempire la bocca dei “keybord warrior” di Pan di Spagna ecco, noi la troviamo un’idea geniale.
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