Tante idee buone e gustose senza prodotti di origine animale, da consumare a gennaio, ma anche tutto l'inverno, perché no?
I trend di consumo delineano valori e stili di vita. I dati sulle abitudini del Bel Paese a tavola, confrontati con quelli degli anni precedenti, indicano le direzioni che la nostra società sta imboccando
Il nostro piatto riflette le nostre scelte di vita e il modo in cui cambiamo come persone. Per questo, analizzando i consumi alimentari degli italiani e confrontandoli con quelli degli anni scorsi emergono più nettamente alcune tendenze già delineatesi da qualche anno a questa parte, oltre a venire in superficie gli effetti che pandemia e lockdown – con il loro portato di ansie, nuove consapevolezze e nuove abitudini – hanno portato con sé, anche a tavola. Dati interessanti a questo proposito sono quelli riportati dal “Rapporto Coop 2021 – Economia, Consumi e stili di vita degli italiani di oggi e di domani”, realizzato dall’Ufficio Studi di Ancc-Coop (Associazione Nazionale Cooperative di Consumatori) con Nomisma e Nielsen.
Proprio l’attenzione all’ambiente (il cui nesso diretto con l’alimentazione abbiamo affrontato anche noi in “Quello che mangiamo è quello che inquiniamo”) è uno dei dati più significativi che emerge nella prima parte del 2021. Questa consapevolezza – che si riflette su vari aspetti della vita quotidiana, tra cui lo shopping, anch’esso sempre più green – a tavola si traduce, per il 13% degli italiani, in una riduzione del consumo di carne e in una preferenza per prodotti locali e di stagione. Danno importanza a questi fattori poco meno del 90% degli italiani, che prediligono processo produttivo rispettoso e imballaggi sostenibili; a queste attenzioni, tra l’altro, le aziende più virtuose sanno rispondere: ve ne abbiamo dato un esempio in “Di carta, senza solventi, riciclabile: la confezione della pasta Girolomoni diventa sostenibile”.
Sono ben un terzo del totale i cittadini consapevoli di dover cambiare alimentazione per frenare la crisi climatica: e non solo a parole, dato che, secondo i dati Eurispes 2021, la quota di vegetariani e vegani ammonta all’8,2%, un valore in crescita da anni; ma anche chi non appartiene dichiaratamente a una di queste “comunità alimentari” ha buone probabilità di esserci vicino. In molti, poi, confidano negli sviluppi tecnologici: si può prevedere, così, la presenza sempre più regolare, nei prossimi anni, di carne coltivata in laboratorio e alimenti a base di alghe o farina d’insetti. I prodotti che imitano carne e formaggi a partire da vegetali, invece, sono già una realtà verso cui il consumatore medio si mostra curioso, tanto che le proteine vegetali hanno segnato un incremento delle vendite più netto di quelle animali; tofu, seitan e altri ingredienti a base di soia, con un +37%, sono tra i cinque prodotti con la maggiore crescita tra 2020 e 2021. E ad acquistare i prodotti vegetali – dalle bevande vegetali agli ingredienti che imitano la consistenza e l’aspetto della carne – non sono solo i vegani (circa un milione e mezzo nel nostro Paese), ma un po’ tutti.
Questo trend, oltre a segnalare una virata generale verso il veg – e l’ampliamento delle fasce di popolazione di cui vi abbiamo parlato in “Reducetariani, vegetariani, vegani: le 8 diete alternative più diffuse e il caso (tragico) di Steve Jobs” – si lega a un altro: l’ossessione per le proteine. Queste, già da qualche anno trovano sempre più spazio nei piatti degli italiani, anche senza una reale necessità; la moda del pasto iperproteico – presentato come salutare e dimagrante – corre sui social e approda ai carrelli della spesa: tra il 2019 e quello del 2020 il giro d’affari dei prodotti proteici è aumentato del 12%, con un ulteriore +2,8% tra 2020 e 2021. Una moda che si lega con quella del fitness ed è rafforzata dal luogo comune per cui più proteine si assumono meglio è. In realtà in Occidente mediamente superiamo il fabbisogno proteico senza fare sforzi, anche perché tutti gli alimenti, compresi gli ortaggi e la pasta, contengono proteine. Ad eccezione degli atleti professionisti, quindi, non solo è inutile eccedere con le proteine, ma può persino essere dannoso, specialmente se le proteine sono di provenienza animale.
Questo trend sempre più netto però, segnala un’attenzione al corpo riscoperta proprio a causa del lockdown, tra lo scorso anno e i primi mesi di questo. Quell’esperienza collettiva ha prodotto conseguenze per la metà degli italiani, che hanno cambiato abitudini alimentari, non solo verso una maggiore sostenibilità, ma spesso anche di oscillazioni di peso legate al brusco adattamento che lo stile di vita ha subito a causa della pandemia. Come era prevedibile, durante il lockdown il cibo è stato una consolazione e la tavola una valvola di sfogo. La connessione tra cibo ed emozioni – che in certi casi non ha a che vedere con la convivialità ma con dei disturbi alimentari – si è fatta sentire anche sulla bilancia, portando oltre il 20% degli italiani ad aumentare di peso, complici lo stress e la chiusura di palestre e piscine. E così oggi quasi il 30% oggi sta seguendo una dieta e oltre il 50% l’ha in programma entro sei mesi.
Molti di noi possono riconoscersi in questi dati, che nel loro complesso fotografano una società che cambia: quello che scegliamo di portare a tavola, infatti, riflette i nostri valori, il nostro umore, le modifiche al nostro stile di vita. E sarà interessante continuare a seguire queste tendenze, per conoscerci sempre meglio.
Credits immagine di apertura: Pexels
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