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Non è ancora disponibile in Europa, ma si può mangiare negli Stati Uniti, a Hong Kong e Singapore: ecco perché il non-maiale è così importante. Per chi lo vende e per l’ambiente
L’annuncio era arrivato quasi 2 anni fa, all’edizione di gennaio 2020 del Ces di Las Vegas, la fiera dell’elettronica più importante di tutte. Pochi mesi dopo il mondo veniva travolto dalla pandemia da coronavirus, e quell’annuncio era stato comprensibilmente un po’ dimenticato. Adesso però è pronto a diventare realtà.
Impossible Foods, l’azienda americana che insieme con Beyond Meat ha rivoluzionato il mercato delle alternative vegetali alla carne, ha confermato la messa in vendita dell’Impossible Pork, un sostituto del maiale fatto senza ingredienti animali. L’azienda fondata da Pat Brown (lo avevamo intervistato qualche mese fa) ha spiegato che il nuovo prodotto è già disponibile in un ristorante di New York e che da inizio ottobre arriverà in 120 ristoranti di Hong Kong ed entro fine 2021 anche a Singapore. Successivamente si vedrà anche sugli scaffali dei supermercati.
Come i Burger della stessa marca, anche l’Impossible Pork è totalmente a base vegetale: da quello che si legge su impossiblefoods.com, gli ingredienti principali sono soia, olio di cocco, olio di girasole, aromi naturali, acqua, sale e leghemoglobina di soia, usata per dare a questa non-carne il colore della carne. Sempre secondo la “scheda tecnica”, una confezione da poco più di 100 grammi di Impossible Pork sarebbe più salutare del corrispondente quantitativo di carne di maiale, perché avrebbe il 37% di calorie e il 59% di grassi in meno e anche nessuna traccia di colesterolo e sarebbe fonte di vitamine B1, B2, B6 e B12.
E sarebbe pressoché indistinguibile dall’originale: online, l’azienda ha spiegato che in un test alla cieca condotto fra 200 consumatori a Hong Kong, l’Impossible Pork sarebbe stato preferito al vero maiale dal 54% delle persone.
Verificarlo non sarà facile come abbiamo fatto con i Beyond Burger, perché al momento i prodotti di Impossible Foods non possono essere venduti in Italia e neppure nel resto dell’Unione europea. Il motivo è proprio la leghemoglobina di soia, che viene modificata geneticamente per dare ai prodotti il colore rossiccio tipico della carne.
Per risolvere il problema, nel 2019 l’azienda ha fatto domanda e presentato la documentazione all’Efsa, l’Autorità europea per la Sicurezza alimentare. In attesa che arrivi un pronunciamento, l’importanza del non-maiale resta. Ed è notevole: questa carne, insieme con quella di pollo, è la più consumata a livello mondiale (secondo i dati della Fao, coprono quasi il 70% del mercato) e soprattutto è molto, molto utilizzata nella cucina orientale, con la Cina che arriva a produrne oltre 50 milioni di tonnellate l’anno. Si capisce che riuscire a rimpiazzarla sarebbe davvero importante da un punto di vista ambientale (per ridurre gli effetti inquinanti degli allevamenti intensivi), oltre che un business piuttosto redditizio, ovviamente. Di più: visto che l’Impossible Pork è a base vegetale, può essere certificato halal e kosher e dunque essere mangiato anche da chi è di religione islamica o ebraica.
La produzione di carne di maiale nel mondo
Questo è un momento molto intenso e anche delicato per Impossible Foods: a inizio estate ha ricevuto negli Stati Uniti il via libera per distribuire i suoi prodotti anche nelle mense scolastiche, è pronta a fare debuttare nei fast food anche le crocchette di pollo a base vegetale (che fra l’altro contengono pochissima leghemoglobina di soia, cosa che potrebbe permetterne la vendita anche in Europa) e aumentano i rumor secondo cui sarebbe pronta alla quotazione in Borsa, con una valutazione superiore ai 10 miliardi di dollari.
Immagine di apertura di Impossible Foods
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