La base è quella di un soffritto-ma-non-troppo: parte la cipollina, poi la carota e il sedano. Appena si saranno allentati, versa l'orzo come se fosse: un risotto, ma quasi. Infatti non dovrai nè sfumare con il vino, nè far tostare generosamente. Basta che l'orzo assorba i succhi vegentali, poi puoi iniziare ad allungare con l'acqua salata bollente.
La varietà di orzo in commercio è ampia, e dovrai tenere l'assaggio perchè sia al punto che t'aggradi: certo il punto di giusto dente è meno millimetrato di quello del riso, e perdona anche qualche distrazione. Io l'amo più sodo.
Al momento giusto aggiungi un po' di pepe nero appena pestato quindi preleva dal fuoco, aggiungi il prezzemolo e un poco d'olio vergine e tira delicatamente. Non cercare la mantecatura, che nulla aggiunge, ma un certo amalgama del tutto. Non far asciugare del troppo.
Con il coppapasta dai forma bassocilindrica e ricopri con le mandorle che avrai precedentemente tostato e spezzettato grossolanamente, mentre una salsa densa e gustosa si rapprende sul fondo del piatto.
Manda in tavola con un bel Soave, quello
Classico di Gini magari con un anno in più di vita.