Tante idee buone e gustose senza prodotti di origine animale, da consumare a gennaio, ma anche tutto l'inverno, perché no?
EcorNaturaSì fa debuttare un nuovo concetto di negozi pensati col designer Francesco Faccin: imballaggi e arredi ridotti al minimo e attenzione alla provenienza dei prodotti
Dovremmo tornare a fare la spesa nei piccoli negozi di quartiere, rinforzare il tessuto sociale e smetterla di comprare tutto online sui grandi siti di ecommerce. Ce lo sentiamo dire spesso e anche lo pensiamo, ma raramente lo facciamo: perché è più complicato, perché abbiamo poco tempo, perché temiamo di non trovare quello che stiamo cercando e soprattutto perché questi negozi stanno sparendo. E stanno sparendo perché noi non li frequentiamo più.
Ma se fossero fatti in modo diverso? Se ce ne fossero di nuovi, più vicini a noi, davvero sotto casa, con tutto il cibo che ci serve, anche più belli da vedere e in cui aggirarsi con calma, più curati e con un occhio alla sostenibilità e al rispetto per l’ambiente? Forse torneremmo a frequentarli. Questo, almeno, è quello che pensa EcorNaturaSì, che ha aperto a Milano uno di questi negozi, sviluppati con il designer Francesco Faccin, e altri ha intenzione di aprirne in futuro.
Il primo punto vendita è al numero 10 di viale Monte Nero, nel centro del capoluogo lombardo, e si chiama Nudo perché l’idea è che gli alimenti, e in generale tutti i prodotti, siano presentati al consumatore con la minima confezione necessaria o addirittura senza. Nudi, insomma. Il perché è facile da capire: gli imballaggi, soprattutto quelli di materiale plastico, sono fra le principali fonti di inquinamento dell’industria alimentare e secondo una ricerca Ipsos, per il 41% degli italiani sono il primo aspetto attraverso cui valutare la sostenibilità di un’azienda. E toglierli di mezzo, o comunque ridurli, è un gesto importante dal punto di vista concreto e pure simbolico.
Nelle intenzioni, i punti vendita della famiglia Nudo saranno di piccola metratura (dai 30 agli 80 metri quadrati), localizzati nelle aree centrali delle città, possibilmente all’interno di tessuti commerciali consolidati e “composti da piccole attività al dettaglio e artigianali che resistono alla pressione della grande distribuzione”.
Venderanno prevalentemente generi alimentari, ma non faranno solo quello: l’azienda ha immaginato che “siano anche uno spazio di lavoro e di incontro, una piattaforma di divulgazione pensata per far emergere le dinamiche che sono alla base del mondo del biologico e dell'agricoltura sostenibile ed etica”, magari anche collaborando con associazioni del territorio che possano organizzare eventi su queste tematiche. Ovviamente ospitati all’interno dei punti vendita.
Un’altra caratteristica fondamentale di questi nuovi negozi è il ruolo centrale della amata/odiata cassetta della frutta, perché quando si parla di cibo, di frutta e di verdura, cosa c’è di più “nudo” della cassetta della frutta? Sarà ovviamente usata per esporre gran parte della merce, ma anche come unità di misura per definire gli spazi e gli ingombri degli arredi, anche a simboleggiare un collegamento fra i vari passaggi della filiera, veramente dal produttore al consumatore. Di più: la natura stessa della cassetta della frutta, modulare e impilabile, la rende in qualche modo perfetta per replicare ovunque il modello dei negozi Nudo, che appunto potranno essere aperti in più città e in più quartieri di queste città.
La promessa è che all’interno troveremo “alimenti prodotti con la massima qualità e trasparenza dei processi produttivi e con grande rispetto di tutte le persone coinvolte” (oltre che dell’ambiente), ma anche arredi piacevoli da vedere e da toccare: “Il sistema modulare è realizzato con materiali come argilla, legno, alluminio, stucco idraulico e linoleum - hanno spiegato i progettisti - che trasmettono qualità e semplicità e ricreano un ambiente domestico e familiare”. Talmente tanto familiare che, pur partendo da questi punti fermi comuni, l’intenzione è che ogni negozio Nudo sia unico a seconda del quartiere in cui si trova, cioè “diverso per elementi tipici del suo tessuto urbano e dell’epoca cui risale l’edificio” che lo ospita.
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