Tante idee buone e gustose senza prodotti di origine animale, da consumare a gennaio, ma anche tutto l'inverno, perché no?
Gli esperti di CIAL- Consorzio Nazionale Imballaggi in Alluminio ci spiegano i segreti di un materiale che esiste da 150 anni e che nelle nostre case è sempre più presente.
L’alluminio viene oggi utilizzato per la fabbricazione di milioni di prodotti diversi. Lo troviamo abitualmente anche nelle nostre cucine, basti pensare alle vaschette per alimenti che portiamo a casa dalla rosticceria, alle lattine per bibite e bevande, alle scatolette per alimenti o ai fogli con cui avvolgiamo gli avanzi della cena per conservarli sino al giorno dopo. Tanti utilizzi pratici e quotidiani. La cosa non deve stupire: l’alluminio è un materiale molto duttile, durevole, resistente e adattabile. E con tantissime altre proprietà che magari non conosciamo nel dettaglio, ma di cui comunque beneficiamo.
Prima di raccontare i vantaggi nell’utilizzo dell’alluminio in cucina, approfondiamo alcune fra le sue caratteristiche meno note, come quelle che lo rendono un materiale ‘amico’ dell’ambiente. Per farlo abbiamo interpellato gli esperti del CIAL, il Consorzio Nazionale Imballaggi in Alluminio, che raggruppa 250 imprese e che nel 2021, collaborando con oltre 5.600 Comuni italiani, ha consentito il riciclo di 52.900 tonnellate di imballaggi di alluminio (il 67,5% di quelle introdotte sul mercato). Grandi numeri, da record a livello internazionale, che hanno evitato l’emissione nell’atmosfera di oltre 370mila tonnellate di anidride carbonica.
Teniamolo bene a mente: l’alluminio è un materiale assolutamente responsabile. Cosa significa? Semplice, che non solo è riciclabile al 100%, ma lo è all’infinito, perché è in grado di conservare le proprietà strutturali praticamente in eterno. Lo dimostra il fatto che oltre il 75% dell’alluminio prodotto nella storia è ancora in circolazione. Basti pensare che l’alluminio estratto sinora, se riciclato in modo corretto, potrebbe teoricamente essere sufficiente ai fabbisogni umani per i prossimi secoli.
Va da sé che le sue proprietà lo rendono (anche in cucina) il materiale ideale per abbandonare la logica dei contenitori monouso e dell’usa e getta (antieconomica, anacronistica e pure dannosa per l’ambiente) e sposare quella dell’usa e ricicla, decisamente più sostenibile.
Ognuno di noi, nel suo vivere quotidiano, può applicare i princìpi dell’economia circolare, che sono fondamentali anche in cucina. Gli imballaggi in alluminio contribuiscono alla causa in modo diretto e immediato. Hanno infatti la capacità di garantire - grazie al cosiddetto 'effetto barriera’ per luce, batteri, aria, ossigeno e vapore - una lunga e sicura conservazione di cibo e bevande, favorendo così una riduzione degli sprechi di prodotto e dei rifiuti organici.
Non sono fattori da poco ma veri e propri plus che si rivelano parecchio utili per la conservazione di alimenti e bevande e che contribuiscono a ridurre drasticamente i loro sprechi.
Dati alla mano, durante i due anni di pandemia da coronavirus è cresciuto notevolmente l’uso degli imballaggi di alluminio, più leggeri, sicuri e facili da riciclare. Le scatolette, le vaschette e i fogli di questo materiale, gli stessi che usiamo da sempre in casa per proteggere e conservare i cibi, si sono rivelati fondamentali per il take away e il delivery, di cui tutti abbiamo approfittato di più nel periodo di lockdown e quarantena. Le vaschette in particolare sono il contenitore più idoneo per il trasporto e la conservazione del cibo essendo in grado di mantenere a lungo la temperatura ottimale per un consumo diluito nel tempo.
Una cosa importante da sapere, quando si decide di disfarsi di un qualsiasi contenitore in alluminio che si ha in casa, è che spetta al Comune: gli esperti di CIAL ci hanno infatti spiegato che “gli imballaggi di alluminio vengono generalmente raccolti insieme ad altre tipologie di materiali in sacchi, bidoncini condominiali, cassonetti o campane”, ma appunto “con modalità che variano in funzione delle strutture e degli impianti presenti nei singoli bacini territoriali”.
Per sapere qual è il comportamento corretto, è quindi opportuno seguire le indicazioni del proprio Comune di residenza. Non esiste infatti una regola condivisa in tutto il Paese: in talune aree si applicano le regole della cosiddetta ‘Raccolta multi-pesante’ (metalli, vetro e plastica nello stesso contenitore), in altre vengono seguite direttive più selettive (solo metalli e vetro insieme, o anche imballi metallici isolati dal resto), in altre ancora si attua la raccolta differenziata ‘Multimateriale leggera’, che prevede l’accorpamento di imballaggi di metallo e plastica. Inoltre, a seconda del singolo Comune, il sistema di raccolta può seguire tre modalità: raccolta stradale, raccolta domiciliare e raccolta mista (stradale + domiciliare).
Oggi le tecnologie di selezione e pulizia permettono di individuare, recuperare e valorizzare anche piccole frazioni di alluminio presenti nei rifiuti. Funziona così: dopo lo svuotamento dei contenitori della differenziata, il materiale viene trasferito in centri di selezione dove, con un metodo detto ‘a correnti indotte’, l’alluminio viene separato dagli altri rifiuti, recuperato e pressato in balle per semplificarne il trasporto nelle fonderie che effettuano il riciclo; qui il materiale viene pretrattato a circa 500° (per essere depurato da vernici o altre sostanze) e poi fuso a 800° per ottenere alluminio liquido, da cui si ricavano lingotti e placche che poi torneranno in circolazione sotto forma di semilavorati, contenitori e nuovi manufatti. Quel che resta, ovvero tutto ciò non arriva alle fonderie e non si può recuperare, finisce nei termovalorizzatori o negli inceneritori, dove viene utilizzato per creare il cosiddetto CDR (Combustibile derivato da Rifiuti): gli imballaggi di alluminio con uno spessore inferiore ai 50 micron producono energia durante la combustione. E quindi si rivelano utili comunque.
Come altri metalli (ferro, piombo, stagno), l’alluminio esiste in natura solo sotto forma di composto, si estrae generalmente dalla bauxite ed è il più giovane fra i metalli di uso industriale, perché la sua produzione su larga scala risale a circa 150 anni fa. In realtà lo usavamo anche prima, solo che non lo chiamavamo così: già dall’antichità, l’uomo aveva imparato a sfruttare gli allumi (i sali in cui è presente l’alluminio) per fissare i colori sui tessuti, per conciare le pelli o rendere ignifuga la legna.
Sino al Medioevo, queste sostanze arrivavano in Europa dall’Asia, grazie alle compagnie mercantili di Genova e Venezia; intorno alla metà del '400 vennero scoperti giacimenti anche in Italia, soprattutto nella zona dei monti della Tolfa, a poca distanza da Roma, cosa che ampliò ulteriormente l’utilizzo di questo materiale. Che però non aveva ancora un nome. La svolta si ebbe nel 1807, quando il chimico inglese Humphry Davy ipotizzò che l’allume fosse il sale di un metallo ancora sconosciuto. Lo chiamò “aluminum”, termine poi modificato in “aluminium”.
Si narra che in quegli anni un grande fan dell’alluminio fosse Napoleone III (nipote del più noto Napoleone Bonaparte). Si dice che avesse ricevuto in dono un set di posate di alluminio e che, ritenendole preziosissime, le utilizzasse solo per sé, dando agli ospiti quelle meno importanti, che erano fatte d’oro.
Aneddoti a parte, la produzione industriale vera e propria iniziò solo nella seconda metà dell’Ottocento: nel 1866, il francese Paul Lois Toussaint Héroult e l’americano Charles Martin Hall scoprirono, quasi in contemporanea, che con l’elettrolisi si potevano ottenere con facilità grandi quantità di alluminio a basso costo. Un paio d’anni più tardi, il chimico Karl Bayer (figlio del fondatore dell’omonima azienda) scoprì una via ancora più economica per estrarlo dalla bauxite. Il nome di questo minerale deriva dalla località francese di Les Baux, sui Pirenei, anche se ormai la maggior parte dei giacimenti è localizzata in aree tropicali e subtropicali, soprattutto in Centro e Sud America, Australia, Africa, Asia e Russia; in Europa, il Paese con la maggiore produzione di bauxite è la Grecia.
La comunità scientifica internazionale parla in maniera chiara: per salvaguardare l’ambiente e i suoi ecosistemi è sempre più necessario un impegno condiviso, a livello globale. Ognuno di noi, modificando anche con piccoli accorgimenti le proprie abitudini in maniera sempre più sostenibile, può avere un ruolo fondamentale nel processo di affermazione di quella Rivoluzione Verde che è ormai improrogabile per la salvaguardia del pianeta. In quest’ottica, la raccolta differenziata deve trasformarsi da obbligo di legge a dovere morale, da assolvere spontaneamente.
E CIAL, da sempre, se ne fa portavoce. Muovendosi in autonomia o agendo in collaborazione con la Pubblica Amministrazione, promuove azioni e manifestazioni su tutto il territorio nazionale tese a sensibilizzare la cittadinanza sull’importanza del riciclo dell’alluminio, preziosa materia prima, la cui rivalorizzazione garantisce indiscussi vantaggi economici, sociali e ambientali. Un’attività a 360° che ha permesso di raggiungere e superare gli obiettivi quantitativi di raccolta previsti dalla normativa europea, rendendo l’Italia un esempio per tutta l’Europa.
Sono sempre più numerose le iniziative intraprese dal Consorzio per incoraggiare la cittadinanza a rispettare le semplici regole di un corretto smaltimento dei rifiuti e a incentivare le buone pratiche ambientali: concorsi per le scuole focalizzati sui temi della raccolta differenziata, web contest sui temi della sostenibilità, campagne per la raccolta ‘on the go’ delle lattine per bevande consumate all’aperto, partnership con grandi brand per il recupero di imballaggi in alluminio. E tanto altro ancora.
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