Non dirò nulla sul piennolo, perchè la rete è piena di peana a questo miracolo della natura. Ma ho ancora negli occhi i grappoli appesi fuori dalle case aggrappate ai fianchi della Montagna, ancora nel mese di gennaio, e sono folgori rosse dipinte dalla luce tagliente del sole invernale.
Di tutti gli usi di questa delizia uno è sconosciuto: almeno al di fuori della zona di produzione, e si tratta dell'uso a crudo.
Il piennolo, con quelle due "fossette" sui fianchi che gli danno l'espressione di un bimbo piccolo bello e grassoccio, porta una buccia spessa e consistenze, ha polpa asciutta e carnosa, e resta sodo anche dopo essere stato fiammeggiato.
Unirlo all'insalata con le mele trentine Gialle Delizia pare un testa coda agrogeografico privo di pudore: ma: prima provare, poi pallare.
Il piennolo lavato va squartato: non ha quasi succo e va bene così. Le mele a spicchi sono trattate a lamelle quasi trasparenti, colla buccia e tutto. Qualche foglia di insalata verde, se ne trovi di croccante, e i semi di zucca.
Il condimento è olio umbro, aceto balsamico tradizionale di Reggio Emilia dell'acetaja San Giacomo, sel de guerande integrale.
Si accompagna solo all'acqua pura.