Per un pranzetto della domenica non identitario (cioè per coloro che a Milano non ci saranno) ecco una piccola cosa che da una certa sodisfazione, soprattutto se l'unica ricciola ammannita dalla pescivendolista è in tranci: che l'animale era colossale, e trovare chi svaligi un ufizio postale di provincia per comprarsi un pesce è infrequente.
Allora visto il pescione a tranci, me ne approprio. Due dita delle mie di spessore, circa 4 centimetri. Li passo in padella a temperatura làvica per un minuti per parte, poi ne affetto.
Nella pentola d'acqua salata passo le foglie di spinacio, private di costole troppo legnose. Un minuto, due al massimo. Poi alterno una foglia a una fetta di ricciola.
Completata l'impaginazione, arricchisco con olio aromatizzato al mandarino e poca buccia, pepe, olio buono e pepe appena pestato.
Mando in tavola con un bicchiere di Verdicchio dei Castelli di Jesi Villa Bucci, e se non è riserva godi uguale.