Nel frattempo sono successe un po' di cose, in mezzo a tanto scrivere di bicchieri e di piatti e di tavole: qualcuno mi ha infamato e qualcuno mi ha gonfiato il cuore di commozione; qualcuna in più di quelle sette persone mi ha ascoltato raccontare e raccontarmi, che ogni parola è un mattoncino Lego di me, per la prima volta a voce e dal vivo.
Qualcuno mi ha chiesto di descrivere i suoi vini, qualcuno ha voluto raccontarli con lacerti delle mie righe; qualcuno mi ha chiesto di cucinare per tanti, e qualcuno ha assaggiato i miei piatti; ho degustato lambruschi e lambroosky, con grandi e piccini; ho camminato sui petali di rosa, ed ho provato in anteprima piatti sperimentali di chef famosi; altri ne ho intervistati, e hanno pensato di premiarmi con il Blog Cafè del vino; ho preso il carciofino d'oro ed ho fatto il mio vino, trovandolo pessimo dopo poco; ho scritto il bindello ed ho scritto dentro Kelablù, e poi dentro Dissapore.
Ho infine pubblicato il mio primo ibù, quello qui di fianco: che un certo giorno il formato elettronico non mi è più sembrato un figlio sfortunato della carta. E sono qualcuno più di sette, ad averlo scaricato. Letto poi, è un altro paio di maniche.
Tenuto conto che tutto questo accade nei frammenti d'orologio tra impegni e chilometri, fino all'invalicabile limite delle 24 ore al giorno posso oggi considerarmi, seppur moderatamente, felice.