Un ristorante è un locale pubblico dove qualcuno (il ristoratore) cede il suo tempo e le sue abilità a qualcun altro (l'avventore) che per avere accesso a detti tempo e abilità si separa da una parte frazionale del proprio amato denaro. Quindi in qualche modo il primo dovrebbe domandarsi cosa fa scattare la dolorosa decisione nel secondo, quantomeno per evitare di trovarsi a guardare i suoi bei tavoli. Vuoti.
Da questa parte del tavolo, con un'assiduità patologica ad usufuire di tale servizio, mi sono chiesto più volte come dovrebbe essere il ristorante perfetto, salvo abbandonare poi il tentativo di dare una risposta perchè il ristorante perfetto sarebbe anche terribilmente prevedibile. Per citare
Gianni Brera, la partita perfetta finisce zero a zero: senza errori e senza emozioni. Io che romanticamente sono schiavo dell'imperfezione, preferisco l'àlea che regala in egual misura estasi e nefandezze. Ma posso azzardarmi a pensare come lo vorrei, il Ristorante Ideale. E lo vorrei trasparente, attento, corretto. E affollato.
Per iniziare: senza coperto e senza addebito della
caraffe d'eau, se è quella naturizzata che viene dal macchinino. Poi l'acqua fossile di ghiacciaio sciolta con l'alito di unicorno, purchè il prezzo sia indicato prima di ordinare, mettila pure quanto vuoi.
Poi i
Menù: uno semplice con un assaggio e un piatto per il mezzogiono; uno piccolo e uno grande per la sera, comprensivi di tutto e senza sorprese, ammennicoli o gabelle, con la scelta tra due per i primi e i secondi. E il menù bambini, che senza bimbi al seguito non entrano nemmanco i genitori.
La Carta: metti i prezzi che vuoi, che possono anche essere alti. Se decido di uscire dai Menù, che devono essere convenienti e voglio scegliere liberamente allora sono disposto a pagare. E siccomo devo essere libero di prendere un piatto solo, devo comprendere che anche per il ristoratore esiste una cosa che si chiama
break even point: al di sotto di un certo conto, è meglio che io non entri. E che sia abbastanza da non vedere nel conto il coperto e l'acqua del rubinetto...
I vini: disponibilità alla mescita, con i prezzi chiaramente indicati. Fosse anche un
Cheval Blanc a mille euri il bicchiere: sono informato, e scelgo. E sarebbe anche carino che i vini da 4 euri al supermercato non fossero messi in carta a 30. Per buon gusto, non per altro.
Pietanze secondo quantità: oltre a scriverlo bello grande e non in font 6 sul retro, quando il costo della materia è rilevante (diciamo da 5 euri l'etto in su, che significa 5 cents il grammo) ti presenti al tavolo con la bilancia, facciamo la pesata, condividiamo il totale e nessuno discuterà.
Certo al Ristorante Ideale anche il ristoratore avrà diritto al suo Cliente Ideale: ma questa è un'altra storia.
Immagine: Classe 1959