Di questo dolce squisito non si è mai stanchi. Per questo le sue varianti sono innumerevoli: queste sono tra le nostre preferite.
Il pastificio di Corato, in provincia di Bari, è stato fondato nel 1967, ma le sue
origini risalgono agli inizi del Novecento. Premiati la tenacia e il legame con
il territorio
Il riconoscimento è arrivato all’inizio di luglio, ma la storia di Granoro inizia prima. Parecchio prima. Ed è la storia di un pastificio non solo italiano, ma soprattutto pugliese. Perché il punto centrale del riconoscimento sta tutto qui, nel radicamento territoriale: per questo, il ministero dello Sviluppo ha inserito l’azienda nel Registro dei Marchi di Interesse nazionale.
Si tratta di uno strumento creato per “tutelare la proprietà industriale delle aziende storiche italiane” (qui c’è l’elenco completo), cui possono appunto accedere quelle tradizionalmente legate al territorio e che abbiano registrato il marchio d'impresa da almeno 50 anni, o per le quali sia comunque “possibile dimostrare l'uso continuativo del marchio in associazione ai propri prodotti o servizi per lo stesso periodo”. E Granoro decisamente rientra in questa fattispecie, visto che è stata fondata nel 1967, cioè 55 anni fa.
Dall’azienda hanno ovviamente accolto con soddisfazione il riconoscimento, che fra l’altro può anche essere mostrato sui prodotti con un bollino specifico: “Siamo orgogliosi di averlo conseguito - ha detto l’amministratore delegato, Marina Mastromauro - perché premia gli sforzi dei miei genitori, oltre a quelli della nostra grande famiglia allargata, composta da tutti i nostri collaboratori, custodi nel tempo dell'amore per la pasta”.
Il riconoscimento è arrivato all’inizio di luglio, ma la storia di Granoro inizia prima. Parecchio prima. Ed è la storia di un pastificio non solo italiano, ma soprattutto pugliese. Perché il punto centrale del riconoscimento sta tutto qui, nel radicamento territoriale: per questo, il ministero dello Sviluppo ha inserito l’azienda nel Registro dei Marchi di Interesse nazionale.
Si tratta di uno strumento creato per “tutelare la proprietà industriale delle aziende storiche italiane” (qui c’è l’elenco completo), cui possono appunto accedere quelle tradizionalmente legate al territorio e che abbiano registrato il marchio d'impresa da almeno 50 anni, o per le quali sia comunque “possibile dimostrare l'uso continuativo del marchio in associazione ai propri prodotti o servizi per lo stesso periodo”. E Granoro decisamente rientra in questa fattispecie, visto che è stata fondata nel 1967, cioè 55 anni fa.
Dall’azienda hanno ovviamente accolto con soddisfazione il riconoscimento, che fra l’altro può anche essere mostrato sui prodotti con un bollino specifico: “Siamo orgogliosi di averlo conseguito - ha detto l’amministratore delegato, Marina Mastromauro - perché premia gli sforzi dei miei genitori, oltre a quelli della nostra grande famiglia allargata, composta da tutti i nostri collaboratori, custodi nel tempo dell'amore per la pasta”.
Il pastificio è stato fondato nel 1967 da Attilio Mastromauro con la moglie Chiara: oggi la sede è a ancora a Corato, in provincia di Bari, ma (come si diceva all’inizio) la storia di Granoro è iniziata molto prima. E a scorrerla si capisce come sia legata a doppio filo con la storia dell’Italia e di tanti italiani di inizio Novecento. Perché è proprio agli inizi del secolo che Leonardo Mastromauro (il padre di Attilio) avvia una prima attività di produzione della pasta, che si faceva come si poteva fare nell’Italia di allora: a ritmi lenti e piano, con “un asinello a metterci la forza”.
Una ventina d’anni dopo, al termine della Prima Guerra Mondiale, Attilio fa quello che in quell’epoca facevano tanti emigranti del nostro Paese: s’imbarca sul piroscafo Guglielmo Peirce alla volta dell’America, quel nuovo mondo ricco di promesse e possibilità. Resterà lì per una decina d’anni, sino a quando il padre lo invita a tornare. E a portare in Puglia un po’ di quelle possibilità conosciute all’estero: negli anni Trenta, i Mastromauro aprono un impianto di produzione all’avanguardia e in cui usavano tecniche di essiccazione allora pionieristiche; nel 1936, l’arrivo del motore a scoppio permette di creare autonomamente l’energia e velocizzare ulteriormente il processo.
Gli anni Cinquanta e Sessanta, gli anni del Dopoguerra, sono di dolore e di gioia: di dolore per la scomparsa del patriarca Leonardo, di gioia per il continuo ammodernamento del pastificio, per il matrimonio fra i due fondatori e per la nascita delle loro figlie, Daniela e Marina. Che è poi l’attuale AD di Granoro. La svolta arriva nel 1967: il 21 gennaio di quell’anno viene fondata l’azienda che esiste ancora oggi, con impianti produttivi automatizzati e due linee di produzione, che poco dopo verranno ulteriormente ampliate.
Oggi Granoro produce vari tipi di pasta, anche bio, oltre a sughi, farine e passate (che si possono comprare anche online), e una decina d’anni fa ha promosso un’interessante iniziativa di filiera per la valorizzazione e la sostenibilità del grano duro di alta qualità del territorio, per dare vita alla pasta 100% Puglia. Il progetto si chiama Granoro Dedicato (ha un sito tutto suo), raggruppa poco meno di 350 aziende cerealicole, due di stoccaggio e un molino. Che ovviamente stanno tutti in Puglia.
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