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Codice stampato sul guscio, scritte sulla confezione esterna, informazioni riportate dallo scaffale del supermercato: negli ultimi anni le cose che possiamo sapere sulle uova prima di comprarle sono aumentate in maniera esponenziale, per via delle leggi e delle buone pratiche dei produttori. Ecco allora una breve guida su tutto ciò che c’è da sapere prima di comprare le uova (ma anche dopo).
Credist: Joseph Gonzalez - Unsplash
LA PRIMA CIFRA INDICA IL TIPO DI ALLEVAMENTO - Dal 2004 è obbligatorio stampare sulle uova una sequenza di numeri e lettere che dovrebbero darci tutte le informazioni necessarie. Ma quanti di noi le sanno decodificare? Almeno la più importante possiamo ricordarcela: è in prima posizione ed è un numero che va da 0 a 3. Sono infatti quattro le tipologie di allevamento per la legge italiana.
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DA 3 a 0. GABBIA, TERRA, APERTO, BIO - Il numero 3 corrisponde agli allevamenti in gabbia, dove le galline sono costrette in uno spazio poco più grande di loro, la grandezza di un foglio A4 per capirci, senza possibilità di girarsi; inoltre per risparmiare spazio le gabbie sono impilate in più piani, condizioni davvero penose per l’animale (che sviluppa stress e infatti viene privato del becco per evitare comportamenti aggressivi).
Al numero 2 l’allevamento a terra, dove le galline sono libere di muoversi anche se in condizioni di affollamento, e sono comunque chiuse in capannoni. Numero 1, all’aperto: i volatili hanno accesso a uno spazio esterno e hanno riparo all’interno.
Numero 0, biologico: nel senso che biologici sono i mangimi messi a disposizione, ma soprattutto le galline possono adottare uno stile di vita naturale, razzolando e nutrendosi liberamente all’esterno, con ciò che trovano in terra; nel capannone la densità massima è di sei galline per metro quadro, fuori devono avere 4 m2 ciascuna, e infine l’allevamento non può andare oltre i 3.000 capi.
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LE ALTRE CIFRE DEL CODICE - Di solito dopo il primo numero c’è IT, è il paese d’origine; poi tre numeri e due lettere, che sono il codice del comune e della provincia; infine il codice che permette di identificare l’allevamento di origine. Sono numeri che di per sé ci dicono poco, ma in caso di contaminazioni, come avvenuto di recente con la salmonella, le autorità comunicano ai consumatori le partite sospette e ci consentono di stare tranquilli.
ALTRI MODI PER DISTINGUERE LE UOVA: IL PESO - Una volta si badava molto alla tipologia di uovo legata al peso, e ancora adesso è utile sapere che le piccole (S) pesano meno di 53 grammi (senza guscio), le medie (M) tra i 53 e i 63 grammi, le grandi (L) tra i 63 e i 73, infine le grandissime (XL) più di 73 grammi.
E LA FRESCHEZZA - Quelle che troviamo in commercio sono solo uova di categoria A, cioè fresche, o meglio ancora extra fresche. Nel primo caso la camera d’aria interna non deve superare i 6 millimetri, nel secondo i 4 millimetri. In ogni caso le uova possono considerarsi “extra” solo entro i 9 giorni dalla deposizione. La categoria B non è destinata alla grande distribuzione, ma alle industrie alimentari o addirittura agli usi non alimentari.
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COME CONSERVARE LE UOVA - La raccomandazione è quella di porre le uova in frigorifero, anche se al supermercato non vengono vendute al banco frigo. Il freddo infatti rallenta la proliferazione batterica e soprattutto mantiene costante la temperatura: quello che è pericoloso sono gli sbalzi.
PER QUANTO TEMPO - Infine, rispettare la data di scadenza è sempre buona norma: qualche anno fa l’Efsa (Autorità Europea per la sicurezza alimentare) ha infatti preso in considerazione e scartato l’ipotesi di allungare i termini di scadenza delle uova, rilevando che una settimana in più comporta il 40-50% di maggiore rischio contaminazione. “Se la salmonella è presente all’interno delle uova, può moltiplicarsi più rapidamente con l’aumento della temperatura e del tempo di conservazione. Tuttavia cuocere completamente le uova riduce il rischio d’infezione”, ha spiegato John Griffin, presidente del gruppo di esperti scientifici sui pericoli biologici.
QUANTE UOVA MANGIARE - Consumiamo sempre più uova: gli ultimi dati parlano di 218 unità all’anno, di cui ben 142 consumate proprio così, cioè comprate intere e inserite nelle varie preparazioni casalinghe; le altre sotto forma di pasta, dolci ed altre preparazioni alimentari, cioè già trasformate e inserite nei cibi che compriamo. È quasi un uovo al giorno, diciamo 4 o 5 alla settimana: troppo? Fino a qualche anno fa andava per la maggiore l’opinione che non fosse sano mangiare più di un uovo alla settimana; in realtà oggi i nutrizionisti consigliano di non superare le 4 o 5 a settimana. Quindi via libera, ma con attenzione alla qualità.
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