Dicono, gli antropo-sociologi, che uno degli effetti più palesi dell'introduzione della comunicazione digitale nelle nostre vite sia l'obliterazione della capacità di attendere. Scrivi una mail. Poi mandi un BMT [Breve Messaggio di Testo] per avvertire che hai spedito un'email. Poi un MD [Messaggio Diretto] su Twitter per chiedere se l'hai vista, l'email. Poi copincolli il testo della mail dentro la chat di fazzabù, chiedendo conferma di lettura. In tutto sono passati quaranta minuti. A quel punto telefoni, e hai già la voce alterata perché "E' tutto il giorno che ti scrivo e tu non mi rispondi, se hai qualcosa da dirmi dimmelo in faccia". E se l'altro per caso ti dice "Guarda che ero in Straminertal a 2700m ad assaggiare formaggi d'alpeggio, non c'era connessione" apri il turibolo delle contumelie, perchè: evidentemente è una sordida scusa.
Nelle relazioni sentimentali è anche più complicato: interpretazioni e misinterpretazioni delle letture, delle risposte, delle non risposte, degli accessi senza risposta, delle risposte trasversali: lui manda un SMS, lei risponde su Whatsapp. Lui fraintende e scrive un tweet livoroso. Lei non capisce e su fazzabù posta il video di Born to be alive. Lui mette un like sul blog di una sua vecchia fiamma, lei alza il telefono e lo molla. Il Grande Amore è durato un giorno emmezzo, e non si sono mai nemmeno scambiati porzioni significative di DNA.
Anche le parole subiscono la stessa triste sorte: gli slogan appaiono e vengono consumati, svuotati di significato nel volgere di qualche settimana, tanto da diventare litanìe un po' noiose a cui nessuno crede più. Eccone alcuni, di recente conio.
Naturale. Viene di solito pronunciato con la doppia "a", così: "Naturàale", ed ha il fastidioso retrosignificato di "io sono più furbo di te". Siccome il termine è stato largamente abusato, l'effetto di consunzione è stato particolarmente rapido, ed ora quando si ode la parola le si dà lo stesso credito che ad una dichiarazione di dimissioni di un politico a caso.
Bio. Ecco una parola che ha esaurito il suo potere di comunicazione ancora prima di compiere la maggiore età. Biologico? Biodinamico? Biochimico? Biofisico? Biochi? Ad oggi l'effetto più evidente del Bio è che costa di più, e difficilmente riesce a convincerci di essere meglio.
Territorio. Rappresenta un confuso coacervo di terra, tradizione, popolo, storia, cultura e pratica, e questo sarebbe il suo bello. Poi nella poetica forzalocalista ha assunto una valenza transgenica, cercando di rappresentare la vita, l'universo e tutto quanto, ma di quel mezzo metro quadrato lì. Che è più verde di quello del vicino, al contrario di quanto si creda. Qualcuno usa indifferentemente al suo posto la parola francese terroir.
Tradizione. Una delle parole più usate: il pronunciarla in genere innesca l'autodistruzione cruenta di colui che la pronuncia. Panacea per tutti i mali, miniera di tutte le soluzioni, paravento per tutte le conservazioni, la tradizione ha smesso di essere quello che è: la somma delle azioni ripetute fino a diventare d'uso, ma senza un giudizio morale. Se fossimo abbastanza forti di stomaco potremmo metterci qui a fare la lista delle tradizioni che sono una colossale fesseria.
Innovazione. Ecco il pericolo giallo del venti-tredici. Prova a fare "innovazione" in una cucina e sarai subito additato come "il molecolare", quello che fa "nouvelle cousine" - la cugina che sta sempre in mezzo - e che rinnega la tradizione [vedi sopra] e quindi tradisce il territorio [vedi più sopra] allontanandosi dalla via naturale [ancora più sopra]. Consiglio a tutti i ristoratori, produttori, operatori e benefattori di rileggere i testi dei loro siti ed eliminare il lemma, onde minimizzare il rischio di lapidazione
Parafernalia. No, questa non è ancora consunta, ma ci sono molto affezionato. Ora la infiliamo in un paio di recensioni e sarà già da buttare. Che peccato.