La prima volta che ho capito di stare dalla parte sbagliata del coltello è stato a causa di Laura Pausini. Alla radio passava non so più quale articolo del suo catalogo, e io sentii squillare il telefono: mi era sceso così tanto latte alle ginocchia che il Conzorzio del Parmigiano Reggiano era interessato a trattarlo. Eppure il toccante testo e la struggente musicalità vocale della Nostra stavano procurando un evidente stato di commozione in un certo numero di persone accanto a me. Di sfuggita, mi parve addirittura di scorgere una lacrimuccia.
L'ultima volta in cui mi sono trovato in uno stato di conclamata minorità, qualche sera fa, in un ristorante diversamente elegante della Capitale Morale. Mi trovo a seguire un percorso di degustazione consigliato dallo "chef", senza indicazione nè del costo nè degli ingredienti, nè del numero delle portate. Probabilmente sono l'unico non informato dei fatti, perchè slumando tutt'attorno si può notare che il resto degli avventori è in buona parte composto dal popolo di GroupOn: con i loro foglietti in mano, i loro voucher e i loro coupon in continua trattativa che nemmeno alla Ryan Air.
Le pietanze sono terribili. Il servizio disarmante. La cantina pare appena stata svaligiata. Sento fulmini di irritazione salire lungo i lombi, conficcarsi nel cuoio capelluto ed arricciarsi attorno alle sopracciglia.
Lo "chef" passa ai tavoli e chiede Tutto Bene, e già questo secondo alcuni esegeti del Codice di Procedura Penale offrirebbe il destro per comminare un prolungato stato di privazione della libertà. Eppure si sente dire Tutto Bene!, ma anche Tutto Ottimo!, e un ragazzo con il maglioncino con lo scollo a V gli dice addirittura Tutto Ottimissimo.
Viene da me e io gli dico che sono molto infelice, che sono infelice tanto, che sono infelicissimo. Lui mi ringrazia per le "critiche costruttive", è un bravo incassatore. Ma questo ora non rileva.
Rileva invece che una delle peggiori cene della mia vita, gonfia di marchiani errori di esecuzione, di velleità inevase e priva del minimo segnale di grazia viene invece accolta con benigna tolleranza se non addirittura benvolenza dalla totalità dei commentatori in sala.
Dunque lo "chef" - a cui mi sento di augurare di trovare presto un'illuminazione in un settore che valorizzi meglio i suoi talenti - ha ragione: dispensa felicità ai suoi ospiti e getta solo me nel più profondo sconforto.
Perchè preoccuparsi di saper far da mangiare?