Il rilascio di un sito non è come il varo di una nave. Che sbocci la sciampagna, molli gli ormeggi e la nave va. Il rilascio di un sito è come infilare una manciata di detersivo dentro una lavatrice, avviare la centrifuga e vedere cosa accade. Nel senso: hai perfettamente chiare le linee guida del tuo futuro prossimo, ma non puoi controllare tutto. Come e quanto si arrotolano le maniche della camicia mentre il cestello vortica, ad esempio. O un distacco improvviso della corrente elettrica. O l'ufficiale giudiziario che suona insistentemente alla porta per consegnarti una multa da un milione di euri perchè con una ruota calpestavi la linea azzurra di quel parcheggio a San Mitridate Sul Serio, il 7 agosto 2011.
Così esali - tu giovine e innocente - l'ultimo respiro prima di girare la chiavetta, sperando di vedere luminoso splendere il frutto del tuo lavoro. Beh, sì: per i primi cinque minuti tutti si danno pacche sulle spalle. E mentre tu stai accendendoti un meritato Cohiba Robusto che richederà sei ore per essere fumato, ecco il palinsesto che incombe su di te, come prima, più di prima. Soprattutto più di prima.
Dunque ecco il primo Sabato del Villaggio appeso alle pareti della grande Casa del Cucchiaio d'Argento. Nella settimana in cui è accaduto di tutto: i contenuti dell'enorme database di ricette e tutte le recensioni, racconti, degustazioni, incontri, interviste sono atterrate su queste pagine.
Gli Autori sono in parte già conosciuti per i loro contributi, apportati fino ad ora con lodevole continuità, e in parte nuovi: aggiungeranno altre voci, altre sfumature, altri punti di vista nel racconto delle cose di cibo e di vino, perché l'obiettivo è quello di parlare al maggior numero di persone.
Non c'è argomento che susciti più facilmente una fervida conversazione: a tavola come alla macchinetta del caffè. Che sia la Veridica e Definitiva Ricetta della Carbonara, che sia com'è la pizza della Pizzeria O'Vesuvio, che sia Come Dimagrire Senza Smettere Di Mangiare.
Non c'è abitudine più consolidata di quella di nutrirsi: lo facciamo tutti due, tre volte al giorno. Anche perché l'ultimo che tentò di perderla morì proprio quando ci stava facendo la mano. Era l'asino di Buridano [detto popolare della campagna reggiana].