Settimana triste, questa, per noi quattro mici dell'enogastronomia. Siamo talmente pochi che ci conosciamo per nome, e possiamo indicarci con dito per vizi privati e pubbliche virtù. Sport preferiti: tiro al piccione e dietrologia, in cui l'italico volgo concorre per medaglie di metallo pesante e pesantissimo. E probabilmente questa nicchia di nicchia, a tratti così profonda e dalle pareti così ripide che pare una fossa, eccelle tra gli eccellenti. A corollario l'unico campionato che nessuno pare ansioso di vincere, che è Dare l'esempio. In quel campionato le curve intonano cori particolarmente efficaci: Armiamoci e Partite, Migliorate voi, che noi siamo già a posto, e per ultimo Decrescete che saremo felici.
Difficile essere salaci, mordaci e pertinaci: ma ci tocca e lo facciamo, anche se molte cose questa settimana non sarebbero dovute accadere. Una invece sì, ed ha riscosso un generale plauso, proprio perché in controtendenza rispetto alle ardue tenzoni di cui sopra: i Presidenti di Camera e Senato come primo provvedimento del loro incarico si sono ridotti lo stipendio del 30%, oltre a rinunciare a varii altri privilegi.
Nella Coppa del Mondo di Dietrologia si sono scatenati i commenti: a loro restano comunque novemila euri netti al mese, eh, cara grazia hanno comunque altre entrate, e cara grazia poi entrano al cinema gratis, e cara grazia mangiano in Parlamento con quattr'euri. Tutto vero: è comune credenza che sia molto più facile essere caritatevoli per i proprietari della miniera d'oro che per i minatori pagati a giornata. Al di là del merito, dal punto di vista del metodo a me pare interessante il gesto, che ha un valore simbolico innegabile: visto che dovremo buttare sangue, il primo mezzo litro lo mettiamo noi. Sento già la Medaglia d'Oro Olimpica di Dietrologia, là in fondo alla sala, quello con tutti quei capelli e con i grandi occhiali, quello che legge Chomsky e tutte quelle cose che fanno colpo sulle ragazze di sinistra: è vero, è meno doloroso passare dal Caviale Beluga al Surrogato Uova di Lompo piuttosto che da un crostino di pane a nessun crostino di pane. Vorrei far notare però che con il 30% dello stipendio dei Presidenti della Camera si pagano due o tre impiegati pubblici e otto-dieci pensionati, così come con la differenza tra lo scontrino del Beluga e le Uova di Lompo si possono comprare un bel po' di crostini, neppure troppo raffermi.
Si chiederà, l'arguto lettore, che c'azzecca questo panegirico con l'enogastronomia: e vengo al punto. Grandi critiche ai conti dei ristoranti di ricerca: ci si chiede chi oggi può affrontare serenamente addizioni da più di cento euri a testa, a bere niente o bottigliame di vascello. Allora chiediamo ai ristoratori di decrescere felicemente, di tagliare il conto del 30%. Ipotizziamo che lo facciano per un momento. Quello che non possiamo ipotizzare con ragionevole certezza è che resti ugualmente il loro corrispondente dei novemila euri dei Presidenti: visto il numero delle serrande che s'abbassano forse nemmeno i novecento.
Dunque a loro volta andranno a potare gli acquisti da fornitori, o gli stipendi dei loro addetti: che già notoriamente non godono di condizioni di particolare privilegio, soprattutto nella fanteria delle brigate di cucina. Che a loro volta taglieranno il 30% dei loro acquisti di sigarette, magliette, paperette. I fornitori taglieranno del 30% gli acquisti di macchinari, di automobili, e gli stipendi dei loro addetti. Che a loro volta andranno meno al cinema, meno in vacanza, meno al ristorante. Chiudendo un cerchio a spirale, con l'abisso nel vertice: perché alla fine, prima o poi, gli altri siamo noi. E il capitalismo avrà di nuovo ottenuto il suo scopo, seppure con altri mezzi: la finanza creativa schiaccia le classi verso il basso ad un nuovo livello di sussistenza. La novità è che la sussistenza potrebbe essere un obiettivo non troppo indesiderabile.
Senza tenere conto che alcuni costi sono incomprimibili, e sono i costi dei servizi. Anzi, altro che decrescita. Diamo un'occhiata alle bollette e rendiamoci conto che quelli a farli decrescere ci vorrebbe il Mago Zurlì.
Invece noi no, noi: noi anzi ci pagano poco per quello che facciamo, con tutto quello che facciamo e come lo facciamo: noi che siamo buoni onesti e generosi, e paghiamo tutte le tasse, e non diciamo parolacce e teniamo basso il colesterolo e aboliamo i grassi animali. Andiamo a votare, facciamo solo quindici giorni di ferie ed abbiamo un'auto a basso impatto ecologico. Arriviamo appena a fine mese, con tutte le spese.
Forza, decrescete, che io più giù di così non posso andare: mica posso togliere le brioches di bocca ai miei figli, che poi alle lezioni di taekwondo hanno le crisi di zucchero.
Cominciate voi, cantiamo in coro, e dimentichiamo con gioia che prima o poi, gli altri siamo noi.