Con le scarpe tutte rotte. Ma anche l'Epifania, che tutte le Feste si porta via, e finalmente potremo leggere un paio di miliardi di ricette su come riciclare gli avanzi. Io faccio come quelli nati nell'anno dei più furbi: che le cene di Natale le fanno dopo la Befana perchè prima c'era tutto pieno di quelli che le cene di Natale le fanno a Natale. Faccio la retrospettiva in differita del venti-dodici nell'enogastronomia mondialnazionale, seppur limitatamente al mio [indegno] punto di vista.
Ovviamente, la cosa più importante accaduta nel mio metro quadro wi-fu [vinocibo, per capirci] è la ri-nascita del cucchiaio.it. Il posto in cui state navigando è il posto più morbido dove mettere il naso, come diceva la famosa ed indimenticata reclàme, almeno dal punto di vista tecnologico: una difficile coniugazione di due database che esprime una gamma completa di informazioni. Da un lato l'archivio storico delle ricette del Cucchiaio d'Argento, patrimonio il cui valore si scopre girando l'Italia e il mondo, e dall'altro il rotocalco delle notizie quotidiane. Per dire, sentire Mari Arzak che dice Aaaaa il famoso Cucchiaio d'Argento, o Marzia Buzzanca che leggendo l'intestazione per la fattura corre a dire Ma come, il mio primo libro di cucina!!! è comunque un buon propellente per mantenere alto lo standard dei contenuti. La squadra è compatta, il morale è alto, il rancio ottimo e abbondante.
E non solo: libri, il Cioccolato e i Dolci, le Feste per i bimbi; la nuova sezione dedicata ai PEU [Piccoli Esseri Umani]; la nuova sezione dei Ritratti appena licenziata che partirà la prossima settimana; le app che ci sono e le app che verranno; più un paio di altre ideuzze che vedranno la luce nei prossimi mesi e che porteranno - negli intenti - una brezza di novità nel comparto. Almeno, ci proviamo a muso duro.
Ma anche altro è successo, tutt'attorno. Per dire, è morta l'Alta Cucina ed è andata a far compagnia alla cugina: quella nouvelle cousine che tanto atterrisce i nostri amici che amano mangiare molto e spendere poco. La crisi, la noia, l'eccesso di barocchismi, gli elzeviri commestibili, un po' di spocchia gurmè che considera dei mentecatti tutti quelli che sono felici con tre etti di tagliatelle al sugo ha fatto scatenare le ubbìe dei protestanti iconoclasti. Tradizione, Territorio e Kilometrozero sono diventati slogan metallici e sfiatati, che quando li senti sghignazzi come al tempo del Tesoretto. Chi se lo ricorda?
Ah, sì, dimenticavo: Tradizione e Innovazione. Come dire, il Po scorre verso Comacchio. Lo sa anche mio figlio Filippo - che se c'è una flusca di prezzemolo nel piatto dice che non ha fame - che la cucina è la continua rielaborazione del passato, che l'invenzione è quotidiana, e che la scoperta non esiste. Quindi anche io quando faccio gli spaghetti al pomidoro e ci metto i capperi fritti faccio innovazione, sulla base della tradizione. Che poi diventa tradizione quando Leach, che li ha mangiati, va a casa e li fa ai suoi amici. Tra cui c'è uno che andrà a casa e li farà ai suoi amici... e via viralizzando. Già, perchè la viralità della cucina è nata molto prima di Fazzabù.
Beh, poi il venti-dodici è l'anno in cui il mondo si è accorto dei vini naturali: perché a Vinitaly il padiglione ad essi dedicato è stato il più grande - e forse l'unico vero - successo dell'edizione '12, e perchè non sappiamo più come chiamarli. E che magari ne abbiamo già piene le tasche di sentirci dire "Senza solfiti" ancora prima di sapere se nel calice ci hanno versato del Mersò Jabò Prudon De La Fite o del kerosene. Ecco, anche senza il misticismo, i vini che non sappiamo come chiamare e quindi li chiamiamo naturali potremmo amarli lo stesso. Salvo che non sappiano di chiavica a corto di manutenzione.
Ed è - indubbiamente - l'anno della pizza. Pizza gurmè, pizza antica, pizza nuova, che pizza. La pizza che è un monumento, e sarebbe il caso non diventasse un sacello, che per certi versi sta benissimo che resti quello che è: il piatto portatile più buono del mondo. Per altri motivi - altrettando validi - va bene che diventi qualcosa d'altro, come la nouvelle vague delle non-pizze ci sta insegnando: Simone Padoan in testa, e una serie di "lievitazionisti" che esplorano i confini del pane tondo e piatto farcito, o ricoperto. Ora non ci resta che attendere la versione venti-tredici della pizza fritta di Forcella: a me basta una chicchinese, con una Peroni di vascello al seguito.
Poi sono successe anche altre cose, la più grave delle quali che l'Italia ha perso il sorriso. Ma noi qui ci occupiamo solo di cibo, che vuoi che sia. Senza si muore, che vuoi che sia.