Io ho fatto il militare. Il mio addestramento bellico è consistito in una giornata ai tiri: 7 colpi di fucile. Quel giorno lo STen (SottoTenente, ovvero l'Allievo Ufiziale di Complemento) disse una cosa tellurica nella sua tagliente essenzialità: la forma è sostanza. Quindi eccoci garruli fanti, sparare con leggiadrìa i Garand in bersagli già colpiti un milione di volte. Gli "zappatori", cioè gli addetti a contare i punti, uscivano dalla trincea e sbraitavano numeri a caso. Nessuno avrebbe potuto leggerli, a nessuno interessava che fossero letti, ma il regolamento imponeva che fossero letti e declamati. L'apparenza acquisiva concretezza nel gesto, la forma diventava sostanza. Gli artiglieri hanno sparato il bersaglio. Tutto il resto è silenzio.
Questa granitica verità appassiona moltissimo gli italiani, che per natura sono adoratori del linguaggio, tanto da stiracchiarlo e forzarlo alle proprie urgenze espressive. E fior di meningi vengono spremute per trovare nomi accettabili a concetti che non lo sono. Si ricorderà che la prima acrobazia semantica anni settanta divenne una gag televisiva: gli spazzini divennero in una notte "operatori ecologici".
Ora scopriamo che c'è un altro motivo per disobbedire al IV comandamento: Onora il padre e la madre. Il Primo ed Originario motivo era che si è persa nei secoli la lezione primeva della norma, che in verità, in verità vi dico è Onora il padre e la madre se lo meritano. Il secondo è che ora li dovremo chiamare Genitore e Altro genitore, sennò si sentono discriminati. Non mi è chiaro da cosa, ma so che se non discriminato mi sentirò molto triste se i miei PEU [Piccoli Esseri Umani] mi chiameranno un giorno "Hey, Altro genitore, mollami la dieci che mi devo comprare una cover lillà per l'iPhone16"
Anche nel settore enogastronomico alcune parole di tavola e cucina hanno perso sostenibilità sociale. Noi svolgiamo il nostro compito con diligenza e diamo il nostro contributo ad un lessico che non emargini le minoranze.
Il cuoco. Non si può più dire, perchè potrebbe intendersi una discriminazione a danno di quelli che non vanno in tv a far finta di menar padelle. Quindi proponiamo per il cuciniere la definizione di Trasformatore di derrate alimentari in opere dell'ingegno.
II secondo: Abolita la terminologia "secondo", una evidente emarginazione in base al ruolo che ha già portato in analisi numerosi esemplari, in particolare se non più in giovine età, potrà chiamarsi "Tecnico di supporto alle sostanze edibili"
Il lavapiatti. Una figura oscura, ingiustamente sottovalutata della brigata di cucina, ha diritto a rivendicare una definizione più degna. Proponiamo "
igienista di cucina" [ispirata da
marco massarotto]
Il cameriere. Spesso utilizzato addidrittura con una accezione spregiativa e sprezzante come icona di abietto servilismo, pretende giustamente un suo spazio nella scala sociale e sarà difinito "funzionario delle logistiche". Il plurale è d'obbligo, perchè il singolare potrebbe supporre una marginalizzazione inaccettabile.
Il critico gastronomico. Non è stato trovato un sinonimo per questa categoria, peraltro ad oggi rappresentata da un unico esemplare, l'inafferrabile elzevirista milanese Valerio Massimo Visintin.
Lo scrittore gastronomico. Nella vasta folla di coloro che scrivono di cibo si esplicitano tante sfumature che una sola definizione stenta a contenerli tutti. Andiamo approvandone una sintetica ed esaustiva allo stesso tempo: "pontefici in tema di ristorazione"
Il degustatore. Anche questa categoria comprende una serie di varietà, spesso difficilmente distinguibili e solo per il colore delle piume o del mantello. Saranno chiamati solo "esplicitatori di espressioni sensoriali dei materiali enoici finiti"
Il Sommelier. Nella prima stesura si era ipotizzato "responsabile dei versamenti". Alcune categorie lo hanno poi trovato riduttivo, ed è stata introdotta la più appropriata lezione di "ingegnere organizzativo della mescita"
Per altre definizioni attendiamo quesiti di invocazione popolare.