Ci sono argomenti dei quali non è possibile parlare con il minimo sindacale di serenità: la parità tra i generi è in testa alla lista. MI sono azzardato una volta a dire una cosa conclamata come "La cucina non è roba da donne" e sono stato messo al rogo. Sento ancora le ustioni di undicesimo grado alle piante dei piedi. Era una battuta ironica che diceva un personaggio di un racconto, e serviva a suscitare il dibattito sull'argomento: "Perchè i cuochi sono quasi tutti maschi" e siccome ricevevo solo risposte banali mi sarebbe piaciuto capire di più.
Vengo dall'epoca dei cortei delle ragazze con le gonellone: quando facevo il liceo c'erano tutte queste Erinni che praticavano l'arte dell'imbruttimento con una pervicacia che io allora giovincello parzialmente foruncoloso tardavo a comprendere. Sopra tutto quel famoso slogan - che non riporterò per carità di patria - mi era oscuro, come mi erano oscure tutte le cose dell'interrelazione tra i sessi. O i generi, che è più bello.
Ancora più piccolo quando sentii parlare della Festa della Donna chiesi a mia mamma, che era comunista figlia di comunisti partigiani e staffette e deportati e tutto, Mamma, ma perchè non c'è una festa dell'uomo? Lei con la sua asciuttezza militaresca rispose candida Perchè per gli uomini è festa tutti i giorni. MI rimase segnato dentro come con la fiamma ossidrica.
Ora, sarà il caso di chiarirlo a costo ti trovarmi di nuovo sul rogo, credo ciecamente nella pari dignità dei generi, e che nella pratica tale pari dignità venga ignorata; una pari dignità che si esprima nelle diversità; e che le diversità siano uno dei principali motori della crescita di una civilità (e fors'anche del PIL); e che tali diversità invece oggi sono usate per giustificare una comoda visione della centralità del maschio. Per fare un esempio non credo nei papà che devono fare la mamma, ma non credo nemmeno che fare la mamma sia una missione di annientamento della donna. E non la faccio più lunga di così che con le elezioni sul groppone non credo che ce la faremmo, a farcela.
Allora oggi ricevo ancora nella posta le locandine di ristorantini e ristorantoni che organizzano la serata in Giallo: "un profumo di mimosa vi avvolgerà" è la più accettabile delle perversioni. Dall'altra parte ovviamente ci sono gli strip tease maschili. Va precisato: che non sono nè meglio nè peggio di quelli femminili, semplicemente fanno parte di un mondo che non conosco e che non ho la vis antropologica per indagare.
Mi chiedo dunque: ma queste ghettizzanti serate, in cui la persona si qualifica per il suo genere, non sono figlie della stessa cultura che porta a considerare la donna un po' meno perchè nei cento metri piani ci mette un secondo in più dei maschi? Ma noi qui, sepolti dall'ignavia intellettuale del venti-tredici, abbiamo ancora bisogno di classificare, catalogare le persone per i loro cromosomi e incasellarle in una sera "in Giallo"?!? Così magari se ne stanno al loro posto, nella loro casellina, senza fare troppo chiasso...
Sì, lo so che l'8 marzo è una ricorrenza importante, un moto storico: ma di "giornate mondiali" ne abbiamo così tante che non le notiamo neanche più, quella della Memoria sepolta tra quella del Tiramisù e quella del Cane Canoro della Nuova Guinea, e so che dirlo è urticante per gli animi sensibili.
Che non è detto che siano quelli femminili.
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Il Giardino di Sara
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