Nella vita ci sono diverse categorie di accadimenti. Tra di esse, a mero titolo di esempio e senza pretesa di esaustività: gli eventi ineluttabili, che non dipendono dalla nostra volontà e che hanno effetti che possiamo almeno parzialmente controllare; gli eventi tellurici, che oltre a non dipendere dalla nostra volontà sono del tutto al di fuori del nostro controllo, e i cui effetti possiamo solamente tentare di arginare; gli eventi voluttuari, che invece dipendono dalla nostra volontà, e siccome ne conosciamo le conseguenze possiamo opporci al loro verificarsi con fierezza ed ardimento.
Di questi alcuni hanno effetti assai più nefandi di quanto possa provocare lo sfuggirli: ho per pacifico che ritenermi esonerato non sia elemento socialmente disapprovato. Almeno non eccessivamente.
1. Pranzi dove ognuno porta qualcosa. Si avvicina la bella stagione: e vedo già avvicinarsi plotoni di amici rari con cofane di insalate d'orzo, plateau di carpacci rucola e grana, bauli di torte salate, carriole di paste fredde con emmenthal e prosciutto cotto economico; pianure di crostini malamente tostati con salmoni malamente affumicati residuati bellici dei pacchi di natale; involtini di prosciutti di primo prezzo e caprini con olio delle televendite; macedonie immense di fragole in offerta. No, grazie.
2. Cene dove si beve il vino in bicchieri di plastica. Ed arrivano invitabilmente i prosecchi rimasti dalla volta scorsa; le bottiglie avanzate dall'ultimo dell'anno e portate dagli amici che se ne intendono; le casse di vitigni internazionali in offerta al supermercato; quelle vecchie bottiglie dimenticate lì da tanto tempo, che non c'è mai una buona occasione; il vino del contadino, ma non un contadino qualunque: perchè questo lo fa il marito della sorella di mia cugina acquisita, che ha ereditato tre biolche con dentro la vite, e ha una passione, ma una passione. No, grazie.
3. I buffet in piedi in ufficio. In cui normalmente si "festeggiano" ricorrenze tristissime, come l'ultimo giorno di questo o il trasferimento di quell'altro. Dove lui porta la torta che gli ha fatto la fidanzata, con il moscato avanzato per la comunione del terzo nipote e lei porta la torta che ha fatto con la ricetta della mamma. Oppure se non ha ancora battuto il trentacinquesimo anno di età ed è ancora scapola, della nonna che la fa così bene ma così bene. No grazie.
4. Le feste di fine d'anno: della scuola, dell'asilo, della squadra, degli amici, del bar, della filodrammatica, della bocciofila, della filatelica. Allora vediamo tutti questi appassionati con le facce sghembe che dovrebbero divertirsi con questi modesti buffet, innaffiati da succhi di frutta seriali Bravo Rauch da due euri il litro, acque minerali in blister da sei a temperatura ambiente, pizze cartonate che hanno visto il forno l'ultima volta nel secolo scorso, panini con salumi sfiancati dai primi caldi, macedonie come al punto 1. No grazie.
5. Il ritrovo dei compagni di scuola. Non sono pronto per vedere riflesso negli occhi di guarda il mio stesso sgomento di fronte agli effetti della gravità, e nello stesso tempo sopportare le idiosincrasie alimentari di uomini - e donne - di mezza età. Non mangio grassi perchè ho il colesterolo, non mangio dolci perchè ho il culo grosso; non mangio carboidrati perchè ho la pancia; non bevo alcoolici perchè ho la prostata e non bevo bibite gassate perchè ho la gastrite, la flebite, l'otite. E quello che è intollerante ai pomidoro e quello che è allergico alle fulminacee, quello che è ipersensibile alle pistolfine e quello che sviene se annusa un ossidocitrico benzoato. No grazie.
Datemi un castello errante come quello di Howl.