Mi sono sentito un po' smarrito, in questo autunno dell'anno della
vendemmia del miliardennio. Le mie sei segretarie hanno avuto un laborioso daffare a distillare un numero di eventi enologici compatibile con un calendario umano, ed anche con quello disumano.
Dunque è stato un susseguirsi di sbicchieramenti a destra e a manca che mi ha lasciato con il naso fulminato e le papille maltrattate, se non addirittura offese, da legioni di tannini e di acidità conculcate.
In tutto questo residua come le borsine di plastica sul greto del torrente dopo la piena una bella congèrie di frammenti sparsi qua e là, come se il medioevo continuasse a rimanere aggrappato alle abitudini. L'inerzia è una potente nemica del cambiamento, e la contemporaneità fatica ad insinuarsi tra i tartrati e gli antociani.
Certo la produzione del vino presenta uno spettro di sfumature colossale: dal rustico pirenaico al damerino postindustriale. Per tutti e per ognuno i tempi sono cambiati, e vale la pena di ricordare alcuni semplici casi in cui restare legati alle consuetudini non è la più utile delle scelte. Ecco alcune cose che al contrario di quanto si potrebbe pensare non servono per vendere nemmeno un solo
flacone in più.
1. assoldare Javier Bardem e inchiodarlo dietro al banchetto a mescere il vino, profferendo ad ogni piè sospinto "prima le signore". Per primo, se pensi sia giusto farlo lo fai senza sudaticci proclami e sorrisi sdrucciolevoli; per secondo è una forma di galanteria che ha più muffa dei formaggi a crosta fiorita, e le signore che hai davanti magari gestiscono una cantina da un milione di bottiglie, o guidano un trattore da mille cavalli, o imboniscono una rete di vendita di cento agenti.
2. sfinire la propria agenzia di comunicazione per avere le brochures più belle del mondo il giorno prima della Fiera, per poi usarle come poggiabicchieri. C'è una notizia: le brochures non le legge più nessuno. Risparmiate i soldi, compratevicisi un lampadario in vetro di Murano o uno scolapiatti in vinile color malva: saranno più utili.
3. la soubrette amènte. No, non risolleverete le sorti della vostra periclitante azienda produttrice di metodo classico da uve Pelvico Smerigliato, raro vitigno autoctono recuperato fortunosamente da vostro zio Ernani da due barbatelle inselvatichite, mettendo una fanciulla pettoruta al vostro stand. Centottanta centimetri di gamba non serviranno a riempire i pallet in spedizione, ma solo ad intralciare il traffico. Anzi, una metà del pubblico la troverà irritante, e l'altra metà dovrà fingere di trovarla irritante ed espettorare affermazioni di convenienza sulla mercificazione del corpo femminile (per evitare di essere presi a borsettate da mogli e fidanzate).
4. Siccome è naturale
ha da puzzà. E' vero che la nostra religione ci vieta di bere acqua in pubblico. Ma credo che il precetto deroghi la possibilità di farci il bagno. Almeno ogni tanto.
(*) Il titolo è un omaggio a Douglas Adams, il più grande scrittore di fantascienza mai esistito sulla Terra, e nemmeno su Plutone.