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Appunti Diviàggio: Un Posto Quasiasi a Milano

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Pubblicato il 16.12.2008
Piove ancora, il Naviglio è pieno d'acque. Scorre qui di fianco, con il rumore di duecento serpenti che strisciano sulla sabbia. Sono umido e illividito, e quando si è umidi e illividiti si corre il rischio di perdere il senso della misura: e di dire cose ingiuste di gente che in fondo è lì a lavorare. Quindi semel in anno, niente nomi. Perchè la storia è tutta qui: un locale bellino con le luci fioche e tutti gli ammennicoli vintage della bella metropoli meneghina del tempo che fu, un sacco di gente che piace alla gente che piace. Pieno a foderi, tavoli fitti come tessere della scacchiera. Nel piatto la pasta arriva sfinita dalle precotture, lenta, tiepida, annegata nella salsa di pomidodo dalla latta da cinque chili. Stracotto, annegato di salsa di pomidoro. Torta? un malloppo asciutto e polveroso. E tutti alzano i calici. Mi rannicchio nel mio malcontento, che la vita è troppo breve per mangiare male.

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