Già l’etichetta, particolarissima, con un incrocio di disegni geometrici liberamente tracciati a mano, il nome del vino,
Rosanoire, scritto a stampatello in basso a destra, ed un nome, Cristina Inganni, che parte dalla e finale per salire perpendicolarmente, fa capire che questo rosato ha tutti i crismi dell’eterogeneità.
Basta poi informarsi sull’azienda produttrice, che si chiama
Cantrina, nome della piccola frazione del borgo rurale di Bedizzole, propaggine occidentale dei colli di origine morenica che contornano la sponda bresciana del lago di Garda, per scoprire immediatamente che far vino, per Cristina Inganni (la Cristina dell’etichetta di cui si parlava) e Diego Lavo, non è altro che “
libero esercizio di stile”. Che si traduce nelle etichette dei vini, curate da Cristina, impegnatissima non solo nella propria cantina, ma nel
Consorzio Valtènesi, nell’associazione
Donne del Vino, nell’
Associazione Vignaioli Indipendenti, ma soprattutto nella loro stilistica particolare, nella loro volontà di trasmettere “il carattere del territorio d’origine e delle persone che lo realizzano”, e dare ai vini una impronta assolutamente creativa e di conseguenza unica.
Certo, Cristina e Diego realizzano da qualche anno anche un ottimo Garda Classico utilizzando l’uva storica della loro zona, il Groppello, ma i loro “esercizi di stile”, espressione di una realtà produttiva a conduzione strettamente familiare, attiva dal 1999, che conta su poco meno di 6 ettari di terra su colline di origine morenica in due diversi appezzamenti per un totale di 33mila ceppi di vigne, si chiamano piuttosto Riné, una cuvée di Riesling, Chardonnay, Incrocio Manzoni, oppure Zerdì, che è un Rebo in purezza, o ancora Nepomuceno, mix ragionato di Merlot Rebo e Marzemino.
E sono poi Il Sole di Dario, un passito, base Sauvignon, Semillon, Riesling, dedicato ad
una persona particolarmente cara a Cristina, che ebbe la follia di immaginare questa piccola azienda agricola, o l’Eretico, che non altro che un Pinot nero in purezza in una terra dove l’uva rossa dominante è il Groppello.
Oppure, al suo secondo anno di produzione, il Rosanoire, un rosato che si concede il lusso di utilizzare, senza altre interferenze, il Pinot nero e dandogli il ruolo di solista che gli compete. Un ennesimo “esercizio di stile” nato da una sperimentazione, “una vasca di Rosato vinificata al 100% con uve Pinot Nero” nel quale “il frutto e la freschezza siano le peculiarità”, con il mosto a contatto con le bucce per circa 9 ore nella prima prova, che ora sono diventate 10-20 ore con acini interi, e a seguire una vinificazione e maturazione in acciaio.
Un vino che secondo i suoi autori ha “una buona prospettiva di evoluzione” grazie ad un equilibrio naturale e ad una raccolta delle uve negli ultimi dieci giorni di agosto. Nell’edizione 2013 il Rosanoire mi ha convinto per il suo colore rosa pallido brillante, di una tinta delicata e luminosa, per il suo profumo ampio e di buona eleganza, sottile, delicato, giocato tra piccoli frutti di bosco, ciliegia e lievi accenni floreali.
E al gusto, ricco di carattere, fresco, succoso, sapido e rotondo il giusto, con un bellissimo equilibrio tra dolcezza di frutto, freschezza e nerbo acido, molto piacevole e persistente, perfetto in abbinamento alle preparazioni di pesce del magnifico Garda, la cui vicinanza conferisce uno stile del tutto particolare al vino. E lo fa essere un “esercizio di stile” perfettamente riuscito.