Riccardo Franzosi è uno dei birrai più apprezzati in Italia, di una notorietà trasversale che ha saputo andare oltre la cerchia di esperti e fanatici di birra e quella meno ristretta degli appassionati per lambire mondi più distanti come quello del vino, della gastronomia e della gente che più in generale ama trattarsi bene, mondi che spesso alla birra guardano solo distrattamente. Tutto ciò nonostante un fiero radicamento locale, agricolo, e una produzione contenuta e in buona parte destinata all'estero. Merito ovviamente della qualità delle birre e di scelte produttive personali e fuori dal coro.
Tre a grandi linee sono i filoni su cui si è cimentato: birre "base", apprezzate e con buona diversità di stili, birre "forti", dove si è distinto per la ricerca di complessità maltate in un mondo ossessionato dalle luppolature, e birre che possiamo definire "del territorio". Fra queste, ricette con frutta e ingredienti locali e lunghi affinamenti "spontanei", esposti alla microflora del territorio, e che oggi seguono per la stagionalità produttiva, come mi ha saggiamente detto lui stesso, più che il ciclo del vino quelli dei salami. Un caso vero di terroir, quantomeno in senso lato, in un mondo quello della birra dove se ne parla quasi sempre a sproposito.
La Seclè appartiene a quest'ultimo filone produttivo. Birra d'occasione come si può dedurre dal nome - è un dialettale traducibile "cos'è?" - è stata prodotta nel 2009 e temo sia di difficile reperibilità al di fuori di festival ed occasioni speciali. È prodotta partendo da Garbagnina, birra di Montegioco prodotta con le ciliegie di Garbagna (su base Runa, la blonde del birrificio), Rurale, un po' Strong Bitter e un po' American Pale Ale, e Demon Hunter, una morbida e forte Scotch Ale. Dopo una prima fermentazione le tre birre sono state miscelate in parti pressoché uguali e affinate lungamente in botte, esposte alla contaminazione di batteri e lieviti selvaggi. Il colore è un ramato/ambrato molto bello e brillante, la schiuma assente. Al naso sono due le immagini che si focalizzano istantaneamente: la ciliegia della Garbagnina, che conosci e scopri agevolmente sullo sfondo, e le Fiandre Occidentali con le loro acetiche Flemish Red. La presenza acetica è evidente e pungente ma accompagnata e declinata da altri sentori, oltre alla ciliegia, la banana, il miele millefiori, l'agrume dell'arancia, il lampone, il brettanomyces di quello buono, fruttato e poco animale, e ancora vinoso, cuoio, fino alla ruggine. La dolcezza del sorso sorregge e accompagna l'evidente e affilata acidità mentre l'amaro è di giustezza, un accenno. Chiude con la carezza del legno e un curioso e piacevole retrolfatto di amaretto.
I palati reazionari la troveranno insormontabile e faranno l'espressione che potete vedere in etichetta. I cultori del brivido acido ne apprezzeranno la complessa intensità e la finezza e se ne innamoreranno.