Ogni tanto per far vedere che sei uno indipendente e con la schiena diritta devi scrivere anche di birre grame, perché il mondo ovviamente non è tutto bello fatato e popolato da cose buone, ma ci sono anche le piccole e le grandi fetecchie, le birre sbagliate, quelle noiose, "fuori forma"... Mi adeguo, ma siccome sono ancora succube del clima natalizio - o più semplicemente un vigliaccone - ve la vado a pescare in Catalogna, là dove difficilmente qualche birraio si risentirà e anche fosse non sono a tiro di schioppo. Tutte salve le mie fragili amicizie nazionali - non ci sperate... In compenso ne pesco una talmente pessima da poter scrivere, più della birra stessa, di cosa non dovete assolutamente aspettarvi da una bottiglia di birra.
Mi arriva per vie traversissime e non so molto della sua provenienza, se non che i due proprietari sono professionisti che si sono buttati nell'impresa. Tantomeno riesco a decifrare se si tratti di birrificio oppure di una beer firm, vale a dire di terzista che affitta gli impianti. Promettente la grafica semplice ma non trascurata, fa sperare in un progetto ragionato.
Due parole sulla scena spagnola, in crescita soprattutto nell'area di Barcellona, con nuovi locali e birrifici in apertura e un pubblico che inizia ad affacciarsi e prendere dimestichezza con il cambio di paradigma della birra artigianale. A buona ragione si può fare un parallelo con quanto avvenne in Italia almeno 15 anni fa, dalla carboneria degli early days e dei primi pionieri al successo inarrestabile e ancora lontano dal suo culmine dei tempi recenti. La differenza sostanziale è che a inizio secolo la birra artigianale in Italia era eresia pura, non esistevano i social network e si veleggiava con i modem 56k, oggi le voci e le idee circolano, la birra è trendy, le persone si incontrano e tutto avviene in maniera più veloce.
La Spagna birraria di oggi ricorda l'Italia di 15 anni fa, nel fermento e nell'entusiasmo, ma purtroppo anche nell'immaturità, nell'improvvisazione e in certe birre disastrose che per fortuna oggi è diventato molto più difficile incontrare in Italia. La birra artigianale è un prodotto molto difficile da valutare ad un primo assaggio quando si riscontrano lievi difetti: non sai l'età della birra, la pulizia della linea, la conservazione... Qualche volta la colpa potrebbe non essere del birrificio ed è bene essere cauti. Altre volte i difetti sono così clamorosi da rompere ogni indugio, da andare oltre la traballante teoria della "bottiglia sfortunata".
Questa Rufa Original è una birra al miele. Andare più a fondo sullo stile è impresa impossibile. Una volta portata in bocca, il cavo orale viene letteralmente aggredito da un'acidità selvaggia, il corpo completamente sbranato dall'infezione lattica. Sono passati anni dall'Italia birraria primordiale e tu, fiducioso e imborghesito, ti sei fatto cogliere di sorpresa. Nemmeno il tempo di un'altra riflessione organolettica oltre questa istantanea, solo quello che ti separa dal lavandino. Le cause? Una sola quella possibile: carenza di igiene nel processo, intesa come assoluta pulizia in ogni passaggio produttivo al fine di evitare contaminazioni indesiderate. Tranquilli, in ogni caso nessun rischio per la salute, non è la prima e sono ancora vivo.
Se fosse un concorso, sarebbe un tratto diagonale sulla scheda.