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L’arrivo in Italia del Triplo Cheeseburger è accompagnato dall’ingresso dell’azienda nel mondo dei Non-fungible token: ecco che cosa sono, e come provare a vincerne uno
Il cheeseburger è stato inventato a metà degli anni Trenta (la sua storia l’avevamo raccontata qui): non l’ha inventato McDonald’s, ma McDonald’s ha senza dubbio contribuito a farne un successo planetario, tanto che ormai è uno dei suoi panini più noti. Adesso l’azienda ha scelto due modi per festeggiarlo: il nuovo Triplo Cheeseburger e 3 opere d’arte digitale a esso ispirate. Che diventeranno 300 e potranno essere vinte dai clienti.
Il panino è facile da capire: è come un Doppio Cheeseburger, ma con uno strato in più di carne e uno strato in più di formaggio, e sino al 5 aprile è disponibile in tutti i 640 punti vendita della catena di fast food presenti in Italia. L’arte digitale e gli NFT (più sotto spieghiamo che cosa sono) c’entrano perché l’azienda voleva trovare un modo per ricordarlo che restasse immutabile nel tempo.
E così sono stati selezionati 3 artisti (Daniele Tozzi, specializzato in calligrammi, il designer Nicola Laurora e l’illustratrice Serena Gianoli) che hanno creato 3 opere ispirate all’idea di Level Up: queste immagini saranno in mostra su OpenSea, forse il più conosciuto fra i siti che si occupano di NFT, saranno riprodotte in 100 copie ciascuna e potranno essere vinte dai clienti. Come spiegato online, per farcela è necessario comprare un Triplo Cheeseburger entro il 5 aprile, inserire nell’app di McDonald’s il codice che si trova sullo scontrino e incrociare le dita: se si è fortunati, uno dei 300 NFT verrà trasferito nel portafoglio digitale del vincitore, che ne otterrà la completa proprietà e potrà farne ciò che vuole. Compreso venderlo.
Ipotesi che non è tanto remota, perché uno dei motivi per cui gli NFT sono diventati così famosi è che intorno a loro girano tantissimi soldi: esattamente un anno fa, l’artista digitale Beeple ha venduto all’asta da Christie’s un collage delle sue immagini per quasi 70 milioni di dollari e secondo Sotheby's i primi NFT della storia, che risalgono al 2014, sarebbero “paragonabili a un Picasso”.
Come spiegato dai colleghi di Domus, si tratta di immagini, video, gif, pdf o anche spezzoni audio resi immutabili dalla crittografia: la sigla sta per Non-fungible token, cioè “gettoni” (token, in inglese) unici e non sostituibili (non-fungible); è importante capire che il token non è il file in sé ma il certificato che lo accompagna, che appunto ne garantisce l’unicità e l’autenticità e anche conferma chi è l’autore e chi è il proprietario. Sono immutabili perché sono protetti da una codifica simile a quella delle blockchain usate per i Bitcoin e le altre criptovalute.
Nel caso di McDonald’s, ognuno dei 300 NFT abbinati al Triplo Cheeseburger contiene le informazioni sull’artista che lo ha realizzato ed è in attesa di un proprietario. Così come noi siamo in attesa di capire se e come l’azienda deciderà di usare ancora questa forma di espressione, magari in occasione del previsto arrivo in Italia del McPlant a base vegetale, dopo la sperimentazione del 2021 su altri mercati.
Illustrazione di apertura di Serena Gianoli
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