Qualcosa di più e qualcosa di meno di un mercato del pesce "pittoresco". Come la pescheria di Catania, per dire: sanguigno e sanguinoso, alieno al forestiero. Colorato e vociante.
Invece il mercato del pesce di Genova non ha nulla di pittoresco, incastrato tra l’orrida – ma insostituibile – sopraelevata e il quartiere del porto antico. Un edifizio dalle desinenze littorie, che sa ricavare un suo fascino da una bruttezza che travalica l’impatto estetico. Schiacciato a terra dal viadotto, a corto di manutenzione, asfissiato dal traffico, il mercato del pesce è un ventricolo pulsante della città: per comprenderlo va penetrato.
L’ingresso è riservato agli operatori fino alle otto di mattina: prima si svolgono le aste, che hanno liturgie precluse a noi comuni mortali. Il pesce è già stoccato in cassette, ad eccezione degli esemplari di grossa taglia che sono venduti a pezzo. I sensali arrampicati su alti stalli guardano tutto da lassù, parlano poco ma vedono tutto. Impossibile comprendere la loro attività, racchiusa in codice di comunicazione privato. Tutti urlano: in genovese. Gli stanzoni fanno eco, le voci s’inquartano e si sovrappongono. Acqua da per tutto, che si usa lavare a getto. Ghiaccio che si scioglie, discussioni scherzi offerte rifiuti.
Il profumo del freddo copre l’odore del pesce. Stivaloni di gomma sciaguattano contro grembiuli di gomma, plastica scricchiola, polisterolo geme, carta che gorgoglia. E grida. Personaggi dall’aria sacerdotale s’aggirano con un foglio in mano, sapendo cosa fare. Il forestiero si perde: l’indigeno guarda le casse, indica, chiede. A volte compra.
Fa sorridere il cartello sul portone: vietato l’ingresso agli animali, che vien facile la battuta che solo animali si vendono laddentro, seppur con pinne e squame.
Pinne e squame, carapace ed esoscheletro, e chele e occhi a palla.
Per una mattina svegliarsi presto, da forestiero, a farsi tagliare la faccia dal vento freddo dell’inverno, sulla spianata del porto. Poi verranno le focacce, i carrugi e la panera, ma questa è un’altra storia.