Chioschetti, baretti, banchetti, carretti: con tutto di tutto. Le due cose che Sevilla offre nell'autunno dipinto di tramonti d'estate sono i carriolini delle caldarroste e il churro.
Le caldarroste non ho avuto cuore di assaggiarle nei trenta gradi dei meriggi sevillani, ma hanno tutte la stessa fazza; marroni grossi quanto un pugno che vengono cotti dentro una pentola forata appoggiata sul fumaiolo di un piccolo bracere. Affumicate, mi dico. I caldarrostieri gettano pizzichi di qualcosa nella pentola, a intermittenza, con gesto teatrale assai. Fanno le espressioni dei chitarristi rock quando fanno gli assoli, come se stessero facendo qualcosa di enorme. Alla fine i marroni più che bruciacchiati sembrano glassati in una patina biancazzura gessosa. Non so cosa ne esce.
Invece il churro, lo capisci subito che è una cosa che fa male. Lo compri alla "Calientera" che già leggere l'insegna vale il viaggio. Alla mattina fanno il churro, alla sera le patate fritte. Segmentazione della domanda, flessibilità dell'offerta, una lezione di marketing operativo di un certo livello.
Allora la signora del churro offre due razioni: il "minimo" per un'euro e venti, e il "cuarto" per due e cinquanta. Non mi è chiaro cosa significhi cuarto, che spesso ho sentito in riferimento ad un appartamento, ma in sostanza è la porzione intera.
Dal grosso imbuto in cui un energumeno rimesta con vigore, una specie di pastella scorre attraverso i tubi d'acciaio polito e cade direttamente nell'olio - o qualcosa di enormemente unto - ad alta temperatura. L'altro tizio epadotato, in canottiera e colossale parannanza, gira il salsicciotto in spirale. La raccoglie con la rete e la posa sul banco-vetrina, dove viene "squartato" con le forbici e incartato. Si mangia con le mani, che rimarranno impiastricciate per ore.
È buono da morire: croccante fuori, morbido dentro, una via di mezzo tra molti sapori conosciuti: il gnocco fritto, il krapfen, le mille pastelle lievitate che anche l'italia offre. Diversa la forma. Del resto una delle traduzioni più accreditate è "Frittella".
Da assaggiare, a costo della vita.