Ci sono quelli che ti storcono il naso davanti agli occhi, al solo nominare la versione anglofona di Toscana del titolo così pomposo dell'appuntamento ideato da James Suckling appena conclusosi a Firenze. Non fai in tempo a iniziare la frase per dire com'è andata che ti parlano degli "americani" come di alieni, o come ne parlava mia nonna, con quel misto tra snobismo e diffidenza.
In un mondo del vino dove ormai l'etichetta è più importante del contenuto, e non parlo delle bottiglie di vino ma delle vere e proprie "caste" apparentemente non comunicanti tra loro come in India, dove i Biologici ormai divorziati dai Biodinamici pare non possano neppure rivolgere la parola ai Convenzionali (tra l'altro tutti nomi inventati da chiunque tranne che da produttori/agnonomi/enologi), io mi sento agnostica e forse anche un filo ecumenica.
Piuttosto che pensare che davvero ci siano ancora oggi così tanti pregiudizi nei confronti della viticultura toscana dei vitigni internazionali e dei Supertuscans, preferisco essere dell'idea che Divino Tuscany "logora chi non ce l'ha", e il fatto di essere un appuntamento totalmente dedicato a professionisti paganti, stampa e pochi ospiti delle aziende partecipanti lascia all'asciutto molti palati, che si sfogano parafrasando il Miles in Sideways: "I am NOT drinking any f**king Merlot!".
L'occasione creata da James Suckling ha il suo perchè: innanzitutto un'organizzazione impeccabile, che prevede la presenza costante dei produttori, anche nelle degustazioni tematiche. Notevole l'approccio informale della "chiacchierata in piedi" che slaccia le cravatte a tanti degustatori e importatori che alzano la mano e osano chiedere molto più che se si fosse stati seduti ai classici banchi. Interessanti spunti sul gusto che arrivano dai commenti del vicino di gomito: si parla anche qui tantissimo di territorio, di composizione del suolo, di età delle vigne, e non sembra di essere molto lontani dai discorsi fatti anche nelle "chiese" dei vinoveristi/naturali.
Si concorda sul fatto che anche in toscana il terroir è stato più forte del vitigno, e mi piace ricordare una frase detta dal Master Wine Ned Goodwin durante l'orizzontale 2008 di Merlot toscani selezionati da JS: "It's almost Tuscany soul speaking through the vine", e si sa che certe voci le sentono coloro che sono ancora capaci di ascoltare, di certo non quelli che si tappano le orecchie.