Ero rimasto piuttosto colpito, assaggiandolo alla cieca in occasione della manifestazione Italia in rosa che si è svolta in giugno a Moniga, sulla sponda bresciana del Lago di Garda, dalla qualità di questo Valtenesi Chiaretto 2013. Bello il colore, intensità e delicatezza nei profumi e pienezza di sapore ne facevano un Chiaretto paradigmatico. Solo in seguito, a bottiglia scoperta, ho scoperto trattarsi di una delle aziende più note della zona, Provenza Cà Maiol, che conta su 140 ettari di vigneto ed è molto importante nell’ambito del Lugana, il vin du pays bianco, di cui produce ben sei tipi diversi, e che si è davvero sviluppata nei cinquant’anni scarsi dalla fondazione, nel 1967, ad opera di Walter Contato.
Oggi dell’azienda si occupano i figli Patrizia e Fabio, e Provenza conta su quattro cascine, Molino, Rocchetta e Storta e soprattutto la più antica, costruita nel 1710 dal notaio desenzanese Sebastiano Maioli, e dal 1967 sede principale delle attività, Cà Maiol. Ho poi scoperto che questo Chiaretto che mi aveva colpito era risultato vincitore nell’edizione di quest’anno del Trofeo Pompeo Molmenti, tradizionale riconoscimento riservato ai Chiaretti della Valtènesi intitolato al padre fondatore del Chiaretto.
Una competizione che quest’anno ha acquisito rilievo istituzionale perché ha visto la partecipazione esclusiva dei 24 Chiaretto che avevano ricevuto una valutazione di eccellenza, ovvero un punteggio pari ad almeno 85/100, nell’ambito Concorso Enologico Nazionale per la Doc Valtènesi-Garda Classico della Fiera del Vino di Polpenazze. Intendiamoci, non tendo ad attribuire particolare importanza a questi cimenti enologici e quindi non mi faccio impressionare in alcun modo da medaglie e riconoscimenti che talvolta arrivano per vie misteriose.
Posso solo dire che questo Valtenesi Chiaretto Roseri di Cà Majol Provenza mi è apparso essere uno dei vini decisamente più interessanti tra i Valtenesi Chiaretto da me degustati e quindi anche se il Trofeo Molmenti da esso ricevuto non ha condizionato in alcun modo la mia valutazione devo riconoscere essere stato attribuito con cognizione di causa.
E’ un Chiaretto, ottenuto dalle classiche quattro uve gardesane rosse, ovvero Groppello, Marzemino, Sangiovese e Barbera, che è stato battezzato Roseri per la delicatezza del suo bouquet che ricorda quella dei boccioli di rosa, ed è un vino non virtuale, visto che le bottiglie prodotte sono ben 35 mila. Le quattro uve utilizzate vengono sottoposte a criomacerazione a bassa temperatura per 48 ore ed il mosto acquisisce un colore intenso e una struttura che consente di bere il vino anche dopo un paio d’anni.
Il risultato è un Valtènesi Chiaretto (a proposito: intendiamo per Valtènesi l’area estesa da sud ad ovest tra i comuni di Desenzano e Salò, nel cuore dell’anfiteatro morenico sulla sponda bresciana del Garda, che comprende i comuni di Salò, Roè Volciano, Villanuova sul Clisi, Gavardo, S.Felice del Benaco, Puegnago del Garda, Muscoline, Manerba del Garda, Polpenazze del Garda, Moniga del Garda, Soiano del Lago, Calvagese della Riviera, Padenghe sul Garda, Bedizzole e inoltre parte dei territori dei comuni di Lonato del Garda e di Desenzano del Garda), che vi consiglio di abbinare non solo alla cucina di pesce di lago, ma ad antipasti freddi a base di verdure e pesce, verdure ripiene, ma anche ad una pizza, bello da vedersi e buono da bersi.
Colore rosa antico ben luminoso e brillante, di buona intensità, presenta un naso elegante, delicatamente floreale, aperto e fragrante, con note nitide e carnose di ciliegia e pesca bianca. L’attacco in bocca è largo e pieno, succoso, con bella polpa fruttata, rotondità, ma anche una bella vena salata profonda, con acidità in perfetto equilibrio con il frutto, e una persistenza lunga. A cercare il pelo nell’uovo manca o non è particolarmente evidente una vena minerale, che ho trovato in altri Chiaretto, che darebbe ancora più vivacità e nerbo al vino, ma tanto di cappello ugualmente per questo Roseri.