Vale, e come vale: questo blend di 6 parti di Primitivo e 4 di Negroamaro. Che toglie quella dolcezza marmellogena che troppo spesso trovo nei Primitivo più concentrati, epigoni di una estrazione che felpa le papille.
E invece l'Amativo è sì scuro, di questo bel rubinone denso e fitto ottenuto da severe potature in verde e in frutto, ma ha stoffa da vendere.
Ha velo leggero, con un pigmento rosa fucsia, e archetti finissimi. La tensione glicerica non è enorme, ben sublimata dai 14° di targa, ben portati. In effetti il naso esprime una sua generosa complessità: dal frutto, deciso e percepibile, alla spezia - la cannella - alla traccia botanico-vegetale: rosmarino, anice al bordo. E un niente di liquerizia, appena afflitto da un brivido scomposto nell'uscita.
L'abbocco è rilevato, con l'appoggio di una poderosa testa di ponte tannica, vasta, quasi dilagante. Nel centro l'ampiezza riprende bene gli aromi, copiandoli con precisione. L'esito riprende la linea vegetale che conferisce una bevibilità insolitamente agevole.