E' bello ascoltare dalle vive parole di Francesco Zonin la storia - non breve - che ha portato in bottiglia questo rosso maremmano: la laboriosa collaborazione di Franco Giacosa con Denis Dubourdieu dalla vigna al vino. Internazionalissimo e maremmano: Merlot, Cabernet Sauvignon, Petit Verdot e Syrah. Ecumenico, addirittura.
Viola e sangue nel bicchiere, pigmentato e nero nel cuore, tridimensionale e fermo sul vetro.
Tondo al naso, folgorato nel mezzo da una riga alcoolica quasi tagliente. Il frutto è poi nero, maturo e carnoso, blu. I mirtilli e il ribes, e l'ovvia ciliegia sotto spirito, privi di intemperanze. A finire, non manca la prugna secca.
Il sorso arriva lucidissimo, quasi liscio; al seguito la polpa, con un carico di tannini di un certo spessore appena increspati in superficie. La progressione rampante è spezzata da un centro piano, svelto, che porta diritto e senza sussulti ad un finale largo.
Il palato rimane preso e coinvolto, ma il termine è vicino: e rileva generi di frutta cotta.
Bicchiere fitto e plastico, con venature "pop".