Dieci anni non sarebbero tanti, se il mercato del vino fosse maturo.
E nel crescente divario tra appassionati, sempre più appassionati, e bevitori saltuari, sempre più saltuari (come in economia, anche nel vino sta scomparendo la fascia media, quella che la domenica si permette la buona bottiglia da 10 €), il novello rischia l’estinzione.
Vino stagionale per eccellenza agli inizi dei Duemila, quando monopolizzava le tavole nei giorni che separano l’inizio di novembre dal Natale, il novello è, come scrisse un paio di anni fa
in un memorabile articolo Luciano Pignataro, una occasione sacrificata sull’altare dell’approssimazione.
Eppure ricordo bene certe bottiglie fatte con teroldego e lacrima – due vitigni particolarmente adatti -, davvero squisite. E longeve.
Il punto, forse, è tutto qui: non si è pensato di trasformare un vino di cantina in vino di vigna.
Ad ogni modo, se come me un paio di bottiglie all’anno le bevete volentieri, questo di Velenosi – siamo nel Piceno – non vi deluderà: intenso e poco complesso sia al colore che ai profumi, dal timbro nettamente vinoso (mosto, banana acerba), più “vino rosso” al palato, particolarmente robusto e con una vena piacevolmente erbacea. Bevetelo fresco con quello che volete, o quasi. 6 €
Dimenticavo il capitolo castagne: le quali vogliono l’acquaticcio, che non è un vino, ma un infuso di vinacce in acqua, dal sapore dolciastro e dal contenuto alcolico molto limitato. Come tutti i rossi, novello e castagne non vanno d’accordo: si “asciugano” a vicenda.
P.S.: Velenosi ha una rete commerciale solida e ben ramificata. Troverete questa bottiglia piuttosto facilmente.