C’è anche la Sardegna, e mi fa piacere, scriverlo, nella mappa delle zone da rosato da tenere in considerazione in Italia. E questo accade, cosa ancora più significativa, grazie all’utilizzo di varietà autoctone a bacca rossa che vinificate in bianco e destinate ai rosé danno risultati molto positivi. La riprova l’ho avuta nel corso di Italia in rosa, rassegna dei rosati prodotti in Italia, nonostante la selezione lasciasse piuttosto a desiderare tanto che di aziende sarde ne era presente una sola, Pala, di Serdiana nel cagliaritano.
Non conoscendo l’azienda ho assaggiato il vino, l’Isola dei Nuraghi Rosé Chiaro di Stelle 2013 e sono rimasto favorevolmente sorpreso. Solo in seguito ho scoperto che si tratta di un’azienda attiva dal 1950, un’azienda, condotta da Mario Pala e della sua famiglia, giunta alla quarta generazione, produttrice di vini espressione unicamente di vitigni autoctoni, Cannonau, Carignano, Monica, Malvasia, Nuragus, Vermentino, Nasco, Bovale sardo, da diverse tenute situate a Serdiana, Ussana (Vermentino e Nuragus nonché Carignano, Monica e Cannonau) Senorbì (Carignano, Cannonau, Vermentino) Terralba Uras nell’oristanese dove prevale il Bovale. Pala produce un altro rosato, il Silenzi rosa da vigneti in Senorbì, ma il Chiaro di Stelle è espressione di uve Monica Carignano, Cannonau provenienti da vigneti ad alberello tradizionale e spalliera bassa situati a Benatzu Coloru (Serdiana), un toponimo che tradotto può significare sabbie colorate o del serpente, un vigneto di cinque ettari di trent’anni d’età su terreno prevalentemente argilloso e presenza di sabbia, con esposizione Sud poco distante dalla cantina ma ad un altezza leggermente inferiore, intorno ai 170 metri. La tecnica di produzione del vino prevede macerazione parziale delle bucce per dodici ore seguita dalla pulizia del mosto con sedimentazione e da una fermentazione di due settimane a 16 gradi.
Il risultato è un gran bel rosato fin dal colore petalo di rosa splendente e delicato, con una leggera unghia che vira verso i fiori di oleandro, e continua grazie al naso fresco, elegante, floreale, con note di pesca bianca e agrumi, con una bella vena minerale e sapida. Al gusto media intensità, piacevolezza e buona rotondità, ben asciutto, con persistenza lunga e una salinità pronunciata a scandire il ritmo del vino, a renderlo vivo e dinamico.
Un rosato davvero ben fatto e una scoperta che invita a tenere gli occhi aperti sui vini in rosa sardi.