Non tutti forse sanno che la splendida, paesaggisticamente e turisticamente parlando, nonché per le attrattive golose rappresentate da un olio d’oliva extravergine delicatissimo e da una cucina raffinata, sponda del Garda bresciano e la zona che da Desenzano giunge sino a Salò, comprendendo non solo il lungolago ma un bellissimo territorio collinare ricco di scorci e di angoli incantevoli, da qualche anno ha la possibilità di presentare i propri vini sul mercato con nomi diversi. Li può proporre come
Garda classico con le varie sottodenominazioni (Bianco, Rosso, Rosso superiore, Groppello, Groppello riserva, Chiaretto), oppure può adottare la nuova Doc territoriale
Valtènesi, che fa proprio riferimento all’area omonima estesa da sud ad ovest tra i comuni di Desenzano e Salò, nel cuore dell’anfiteatro morenico sulla sponda bresciana del Garda.
La nuova Doc vuole enfatizzare il carattere territoriale dei vini e per fare un esempio richiede per un vino simbolo come il Chiaretto una percentuale minima superiore, 50% invece del 30% del Garda classico, del vitigno identitario locale per eccellenza, il
Groppello, ma poiché nel mondo il nome Garda continua ad essere molto più noto del termine Valtènesi, non credo sia da biasimare chi continua ad usare la vecchia denominazione per vini che potrebbero benissimo rientrare nei canoni della nuova. Tra queste aziende troviamo, posta proprio nel cuore della Valtènesi e in una località, Moniga del Garda, che come vedremo ha avuto un ruolo fondamentale nella nascita del rosato locale, il Chiaretto, la
Monte Cicogna dei fratelli Alessandro e Cesare Materossi, quarta generazione di una famiglia che fondò l’azienda, con Pietro Materossi, nel 1908, subito seguito dal figlio Alessandro, che diede un forte impulso alla coltivazione della vite ed alla diffusione del vino prodotto a Moniga del Garda.
Il vino che voglio segnalarvi, ricordando che Monte Cicogna produce anche validi Lugana e il Riesling Renano Il Torrione e ben quattro vini base Groppello, Cardinale, Rubinere, Beana e Don Lisander, e anche un piacevolissimo metodo classico base Chardonnay affinato 36 mesi sui lieviti, è però il Garda Classico Chiaretto di Moniga Siclì. Sottolineo la presenza in etichetta della dicitura “
Chiaretto di Moniga” non solo per sottolineare l’attaccamento della Monte Cicogna al proprio borgo natio e l’orgoglio municipale, ma per ricordare come proprio a Moniga, alla fine dell’Ottocento, esattamente nel 1896, nacque il rosato gardesano denominato Chiaretto.
Non per merito di un enologo, ma di un personaggio, Pompeo Gherardo Molmenti, veneziano di nascita, letterato, professore universitario, insegnante di storia dell'arte all'Accademia di Venezia, avvocato e poi uomo politico, oltre che sindaco della località gardesana, che nella tenuta agricola della moglie situata a Moniga ebbe modo di dedicarsi alla vite e al vino inventando la particolare tecnica di vinificazione, dalle uve rosse di cui disponeva, del vino che dall’epoca conosciamo come Chiaretto.
Il Chiaretto di Moniga di Monte Cicogna, con il suo uvaggio che prevede Groppello Gentile 60%, Sangiovese 15%, Barbera 20%, Marzemino 5%., da uve provenienti dal vigneto Siclì posto su terreno calcareo argilloso a 180 metri di altezza nel territorio di Moniga, potrebbe benissimo rientrare nel disciplinare della Doc Valtenesi, anche se così facendo dovrebbe rinunciare alla rivendicazione in etichetta del paese di provenienza. È il classico, come amano definirlo in zona, “vino di una notte” poiché il mosto fermenta solo poche ore a contatto con le bucce delle uve, perfetto in abbinamento ad una gamma vastissima di piatti, pesce di lago in primis, antipasti, salumi, minestre, primi con verdure, carni bianche e, provare per credere, una pizza non troppo saporita o quella vegetariana o con funghi.
Bello, tipicamente da Chiaretto (e non da quasi rosato come nel caso di altri vini locali) il colore, molto delicato e ricco di sfumature, un rosa brillante senza alcuna vena aranciata, delicati e assolutamente floreali i profumi, arricchiti da una vena di mandorla salata non tostata e da note appena sfumate di ciliegia e ribes, e rotondo, morbido, succoso, con nerbo salato profondo, grande freschezza, acidità ben calibrata e una bella verticalità, il gusto, estremamente piacevole e invogliante al bere.
Ovviamente a tavola, con una bella tavola imbandita dove non manchino pesce e verdure, con un bel panorama su quel luogo incantevole, terra anche di validi vini, che è il Garda…