In Franciacorta, dove validi temi di dibattito non mancano, uno dei temi di discussioni più “caldi” è: quanto Pinot nero è indispensabile per produrre delle “bollicine” in rosa di sicuro valore?
Il disciplinare di produzione vigente dice che è sufficiente utilizzare una percentuale del 25%, un quarto della composizione complessiva della cuvée, ma esiste una sensibilità diffusa nei produttori, seppure siano perfettamente consapevoli dell’impossibilità di fare miracoli, visto che gli ettari complessivi dell’uva borgognona sono solo 396 su 2746 complessivi della denominazione, secondo la quale bisognerebbe aumentare questa percentuale e usare più Pinot nero possibile.
In attesa che crescano gli ettari piantati negli ultimi anni, e magari ricordando che anche in Champagne non tutti i grandi rosé sono monovarietali e vedono spesso un utilissimo contributo dello Chardonnay, si continuano a produrre con buoni e talvolta ottimi risultati, rosé di segno diverso.
Con Pinot nero in purezza, e tra questi spesso troviamo i vini più esaltanti, oppure con percentuali di quest’uva croce e delizia minoritarie. Composizioni eterogenee delle cuvée che portano non solo ad avere vini dai colori diversi, varianti dal rosa pallido sino al cerasuolo scarico, ma vini dalle caratteristiche organolettiche e dalla possibilità di consumo e abbinamento a tavola davvero differenti.
Oggi, avendo avuto recentemente l'occasione di degustarne l’annata 2008 e in anteprima la 2009 sia in bottiglia normale che in magnum, voglio segnalarvi un Franciacorta Rosé nel quale il Pinot nero non è limitato ad uno striminzito 25%, anche se con una quota del 40% rimane minoritario rispetto al 60% dello Chardonnay utilizzato.
Un Franciacorta prodotto da un’azienda, Villa, che troviamo nella zona est della denominazione, in quel borgo del comune di Monticelli Brusati denominato Villa, che risale al XVI secolo e vanta tradizioni agricole e vitivinicole secolari.
La famiglia Bianchi ne diviene proprietaria nel 1960 e già nei primi anni Settanta, quando la Franciacorta vantava solo una decina d’anni di storia come produttrice di “bollicine”, Alessandro Bianchi trasformando l’azienda agricola da azienda in azienda vitivinicola, valorizza la produzione di metodo classico.
Oggi che gli ettari vitati sfiorano quota 40, dislocati nei territori di Gussago, Provaglio d’Iseo Monticelli Brusati, e posti su terreni dove dominano rocce sedimentarie alternate a strati di argilla e di marne selcifere ricche di fossili di origine marina, ben l’85% dell’intera superficie vitata é destinata alla coltivazione di Chardonnay, Pinot Bianco e Pinot nero basi dei diversi Franciacorta.
Il Franciacorta Rosé di Villa, azienda cui si deve una vasta gamma di “bollicine” di sicura qualità, è una cuvée di Chardonnay 60% e Pinot Nero 40% da vigneti di proprietà siti in Monticelli Brusati e Provaglio d’Iseo, con densità di impianto di 4.650 piante ettaro allevate a cordone speronato e guyot, in regime di inerbimento controllato totale, concimazione organica naturale, lotta biologica ai parassiti, che giacciono su suoli collinari e pedo-collinari, prevalentemente franco, argillosi, profondi e freschi.
Il lavoro in cantina prevede vinificazione in bianco per lo Chardonnay e per l’80% del Pinot Nero utilizzato, con il restante 20% che viene macerato a otto gradi per dieci ore. Fermentazione in contenitori in acciaio inox a temperatura controllata per venti giorni. L’affinamento sui lieviti si protrae per un minimo di 30 mesi.
Come dicevo ho avuto modo di assaggiare diverse versioni di questo rosé: il 2008 sia in bottiglia (sboccatura del luglio 2012, dosaggio degli zuccheri 6 grammi litri), sia in magnum (con sboccatura fatta il giorno prima del mio assaggio), e il 2009 (con sboccatura maggio 2013 ed un dosaggio degli zuccheri molto più contenuto, solo 1,2 grammi litro). Direi che mi hanno convinto tutti.
Il 2008 base, che è quello su cui attualmente potrete concentrare la vostra attenzione di consumatori, con il suo colore salmone pallido, buccia di cipolla con leggera vena mandarino, naso molto fresco e compatto, con note di pompelmo rosa, mandarino, erbe aromatiche vena di mandorla, ribes e lampone in evidenza, la bocca fresca, viva, succosa, con bella polpa di frutto croccante, una notevole sapidità e un bel nerbo acido cremoso sul palato, molto godibile e moderatamente dolce.
Il magnum 2008 con un un naso più discreto ed elegante e secco, con una leggera vena biscottata di mandorla e torrone, di lampone e zucchero caramellato, con attacco in bocca ben deciso, fresco, vivo, succoso, con bello slancio e succosità di frutto, ben bilanciato, godibile, di grande piacevolezza.
Infine il 2009, decisamente più secco e affilato, naso molto elegante, fresco, salato, vivo, con una mandorla precisa che emerge su erbe aromatiche e rosa un leggero accenno di nocciola tostata, la bocca ricca, piena, succosa, con bello slancio e dinamismo, una nitida vena minerale salata e finale lungo teso e vivo. Così è il Franciacorta Rosé che mi piace!