L’ho detto ufficialmente a Gesù Bambino e per essere più sicuri anche a Babbo Natale. Prometto di essere più buono e di rispettare gli impegni e mantenere le promesse, se nel 2015 mi farete il grande regalo, a 58 anni suonati (gli anni, non io…) di portarmi per la prima volta nella mia vita in coppa ‘a Muntagna.
Lo so che loro, che sono impegnati a portare doni in giro per il mondo, hanno altro di ben più nobile da fare che soddisfare i miei etno-capricci, e che se davvero in questi anni volevo andarci sull’Etna, bastava prendere un volo - posso partire comodamente anche da Bergamo dove abito - per Catania, dove una volta almeno, ma solo in città, ci sono già stato. Ma voglio che questo mio primo incontro con la Muntagna abbia tutta la magia della “prima volta” e l’incanto e l’emozione che danno solo l’amore. E pertanto confido che Natale, invece del carbone che meriterei, mi annunci (ma devo solo dirlo a me stesso e darmi una mossa, che qualche amico a Catania l’ho già ed il Consorzio vini Etna ha promesso di darmi una mano ad organizzare il mio primo Etna wine tour…) che nell’attesissimo 2015 l’Etna mi vedrà finalmente camminare le sue lave ed i suoi vigneti.
Tanti i posti da visitare (e quanto ci dovrei stare, una settimana almeno…) in questo primo abbraccio con il più grande vulcano attivo in Europa ed uno dei maggiori dell’intero pianeta, una cui descrizione catturata in Rete, “con la sua maestosa altezza domina mezza Sicilia e offre uno spettacolo di grandiosità, nera di lava pietrificata, bianca di neve sulla cima, verde di boschi lungo le pendici”, mi fa già venire i brividi.
Benanti ovviamente, e Cottanera, e poi inutile che faccia elenchi (ma Graci, Tenuta Monte Gorna, Vigna Costantino, Al-Cantàra e Passopisciaro non potranno mancare), ma di sicuro, data l’emozione che un loro recente assaggio milanese mi ha regalato, i vini prodotti da una bella signora dal tipico fascino siculo come Margherita Platania a Santa Maria di Licodia, nella tenuta Feudo Cavaliere.
Proprietà della famiglia Platania D’Antoni dal lontano 1880, posta sul versante Sud del vulcano nato 500mila anni fa. Vigneti degradanti da 1000 a 900 metri d’altezza, in un clima d’alta colina, con notevoli escursioni termiche e terreni ovviamente vulcanici, sabbiosi e ricchi di minerali, che comprendono la storica “Vigna del Cavaliere”, citata dal grande scrittore nato a Napoli, ma lungamente vissuto e morto a Catania, Federico De Roberto, nel suo capolavoro del 1894 intitolato “I Viceré”.
Entusiasmato, nel mio bellissimo assaggio milanese, dall’Etna bianco Millemetri da uve Carricante, di grande sapidità e nerbo, citrino agrumato, freschissimo, nervoso, dalla lunga vita davanti a sé, minerale come ti aspetti da un grande (e lo è) bianco vulcanico. Ottimo, ma vorrei ancora riassaggiarlo per mettere a fuoco meglio alcuni suoi aspetti, il Millemetri Etna Rosso, ma il vino da knock-out, da vero coup de foudre, ehi, sto parlando sempre del vino, non della bedda Signora Margherita, è stato il Millemetri Etna Rosato, da uve Nerello Mascalese in purezza e vigneti, come dice il nome del vino, posti a mille metri d’altezza, su sabbie vulcaniche ricche di minerali miste a pietre, di cui mi è stata proposta, a fine novembre 2014, l’annata 2012, mentre il 2013 andrà in commercio, con tutta calma, solo quando l’azienda giudicherà giusto il momento.
Uve diraspate e macerate 8-10 ore, pressatura soffice, fermentazione, dopo 48 ore di decantazione statica, di 12-15 giorni, affinamento in acciaio su fecce fini, per un rosato da applausi, da lasciarti “confuso e felice”, come direbbe la cantantessa catanese Carmen Consoli. Cerasuolo-melograno brillante e luminosa “la robe”, per usare una terminologia “franciosa”, splendente di vitalità ed energia, e poi subito ad abbracciarti, ad avvolgerti e toglierti il fiato, così caldo, così mediterraneo ma freschissimo, un carnoso profumo tutto ribes e mirtilli, rosa passita, terra e pietra, dal vigore e dalla baldanza trionfante. E infine il momento della verità, del primo “bacio”, pardon, del primo sorso, polposo di frutta, con la “ciccia” e le curve al posto giusto, ma elegantissimo, di gran nerbo, con un allungo scattante, una freschezza e una gioventù disarmanti, un’innocenza primigenia, un equilibrio tra frutto, acidità e pietra, sale e naturalmente impronta minerale, davvero stupendo.
Un rosato, da abbinare… su tutto, abbinatelo a quello che volete e non sbaglierete certo, di assoluto appeal e bellezza. Annuncio, per dirla con un poeta francese che amo, Paul Eluard, della “gioia grande che se vorremo ci prenderà”. Lassù, su ‘a muntagna, ogni cosa odora di pietra: “su tutto il cielo, in cielo, il volo delle rondini ci distrae, ci fa pensare... Io penso una speranza quieta”, Etna…