Tempo. Saggezza. Vigne antiche. Fatica. Castagno. Un cocktail che metterebbe in ginocchio un bravo bartender, a leggere la ricetta fatta di equilibri fragili su basi di roccia. Roccia è l'humus in cui sopravvivono le viti di Chiavennasca (Nebbiolo), con manciate di terra trattenute da muretti a secco per sostentamento.
Niente è facile in Valtellina, e la famiglia Pelizzatti Perego non è gente da scorciatorie. La Riserva di Sassella colpisce il mercato 3 anni dopo che il grappolo ha incontrato la forbice ed è manifesto liquido di un credo.
Commovente: il colore così gentilmente scarico, ma non pallido. Irruente: la luce che lo trafigge. Sottile: il profumo così delicato, così fine che pare trina, merletto, ricamo, tulle: eppure tra le particelle esalate con augusta severità trovi segnali di fumo, un frutto serissimo nel pieno della sua rubiconda maturazione, una asciuttezza che è solo armonia, sagacia. Arguzia, non certo reboanza, ma seduzione purissima.
Allora il sorso è una conseguenza, è quello che ti aspetti, è quello che cerchi, è quello che trovi: nebbiolesco, montano, diritto, indecentemente bevibile.
Trionfale, ma sottovoce.