L’azienda è inutile presentarla, trattandosi di una cantina veramente storica, visto che è erede di una dinastia di viticoltori operanti in Erbusco, cuore della Franciacorta (qualcuno la considera addirittura la “capitale”) sin dal lontano 1793. Sto parlando di
Uberti che venendo a tempi più vicini ai nostri ricordiamo attiva dalla fine degli anni Settanta quando alla testa dell’azienda subentrarono Agostino Uberti e la moglie Eleonora.
All’epoca, quando buona parte della produzione era appannaggio di vini fermi (vanno ricordati il Curtefranca bianco e la versione affinata in legno Maria Medici ed il base Cabernet Rosso dei Frati Priori) gli ettari vitati erano solo nove. Avendo puntato poi decisamente sulla produzione di Franciacorta si rese necessario, oltre ad ampliare la cantina, cosa fatta negli anni Novanta, riadattando la grande cascina sede aziendale, acquisire nuovi vigneti, in larga parte in territorio di Erbusco, ma non solo, sino ad arrivare agli attuali 25.
Oggi, che ha raggiunto una considerevole quota produttiva che sfiora le duecentomila bottiglie, meno di cinquantamila riservate a vini fermi, Uberti può vantare
una gamma vasta di Franciacorta che comprende Francesco I Brut, Extra Brut e Rosé, Brut Satèn millesimato Magnificentia, Extra Brut millesimato Comarì del Salem, Dosaggio zero millesimato riserva Sublimis, il nuovissimo Quinque prodotto solo in 2500 magnum, vini che soprattutto dopo l’ingresso della figlia Silvia, laurea breve in enologia e stage maturati in giro per il mondo, oggi responsabile della gestione della vigna e della cantina, hanno guadagnato in ricchezza e potenza, sono diventati molto più strutturati, anche grazie ad uno più diffuso del legno nell’affinamento delle basi, perdendo un po’ di quella finezza, di quella mineralità e di quel nerbo che mi avevano fatto amare particolarmente, e scriverne positivamente tante volte, il Magnificentia ed il Comarì del Salem.
Per questo motivo oggi ho deciso di proporvi non uno dei vini più celebrati mediaticamente e anche a livello di premi di parte delle guide, bensì il Franciacorta storicamente prodotto per primo, già nel lontano 1979, il base (prodotto in 65.000 esemplari), il Francesco I Brut, una cuvée di Chardonnay (predominante), Pinot Bianco (15%), Pinot Nero (intorno al 10%) provenienti da colline (200-220 metri di altezza) poste nei comuni di Erbusco, Adro, Cazzago S.M. (Calino), Cologne, tutti vigneti di proprietà. Una cuvée che fermenta unicamente in acciaio e riposa 36 mesi sui lieviti. Con il suo dosaggio calibrato degli zuccheri, 6 grammi e mezzo, che per un Brut io considero una scelta di buon senso, e la sua sboccatura nel marzo 2013, l’ho trovato perfettamente all’obiettivo aziendale, ovvero “la produzione di vini di qualità nel rispetto della tradizione, del territorio e dell'ambiente”, e alla filosofia produttiva, che prevede che non vengano usati né diserbanti né concimi chimici, e la conversione di tutti i vigneti a coltivazione biologica.
Mi è piaciuto il Francesco I Brut non millesimato per il suo colore paglierino oro squillante di bella luminosità (caratteristica un po’ di tutti i Franciacorta di Uberti), il perlage sottile e continuo, il naso abbastanza ricco e maturo solare, tutto fiori, fieno secco, mandorla, fiori d'arancio una leggera vena minerale e salata, la bocca ampia cremosa, quasi “satèneggiante”, per un gusto molto rotondo, facile, immediato che non spicca per spinta e per nerbo acido, ma ha molto equilibrio e un'indubbia piacevolezza e ampiezza, una calibrata rotondità e si fa bere davvero molto bene.