Non aspettatevi un Franciacorta rassicurante, solare, rotondo, intensamente fruttato, con un bel dosaggio di zuccheri che lo rende morbido al palato e facile da bere. L’idea di Franciacorta che hanno in questa piccola azienda agricola di Gussago, zona posta all’estremo est della denominazione, terra più da rossi e da distillatori che da “bollicine”, è completamente diversa. E lo è stata sin dall’inizio, quando alla fine degli anni Novanta il giovanissimo Andrea Arici e suo padre Francesco decisero il faticoso recupero di alcuni vecchi vigneti terrazzati ormai abbandonati e invasi dai rovi.
Un lavoro certosino teso non solo a ripulire il tutto ma a ricostruire i muri di sostenimento a secco in gran parte crollati, e a restituire un aspetto e una funzionalità da vigneto alle superfici. Con i consigli, più che una semplice consulenza tecnica, dell’enologo Nico Danesi e di Giovanni Arcari, talent scout di nuovi talenti franciacortini, si decide, e la prima produzione arriverà nel 2002, che quelle terrazze rimesse a nuovo con tanto lavoro, dotate di un terroir del tutto particolare, calcare attivo perfettamente drenante, in grado di conferire inusuali caratteristiche di mineralità e di salinità ai vini, si decide di lavorare nel segno del Franciacorta. Ma di un Franciacorta come lo intende Arici, non dosato e quindi Dosaggio Zero proprio per esaltare e valorizzare al massimo la particolarità di quel terreno. E ottenere vini che “spaccano” e non possono lasciare tiepidi o indifferenti: o piacciono tantissimo o lasciano perplessi per la loro personalità decisa, la lontananza siderale da ogni traccia di “piacioneria” e compromessi.
Questo l’excursus della prima dozzina di anni di storia di Colline della Stella, che in breve ha conquistato l’attenzione ed il rispetto di un pubblico di appassionati convinti dalla chiarezza e coerenza delle scelte, non solo quella del non dosare, ma quella di rinunciare ad utilizzare vini di riserva o di annate diverse tra loro, perché anche i vini non millesimati “sono sempre e comunque il frutto dell’assemblaggio di basi di un’unica annata”, e dalla qualità dei vini.
Parlo dei due non millesimati, il Dosaggio Zero Chardonnay in purezza ed il Dosaggio Zero Rosé, ovviamente Pinot nero 100%, ai quali recentemente si sono aggiunti altri tre vini tutti molto buoni: il Dosaggio Zero millesimato, di cui vi racconterò le impressioni sull’annata 2008, il Dosaggio Zero “Nero” 2009, un Blanc de noir intrigante, e il Dosaggio Zero Riserva Francesco Arici 2007, un Blanc de Blanc che ha trascorso 60 mesi sui lieviti. Vini, anche in questo caso, ricchi di personalità, diversi dagli altri, espressione fedele di quel calcare e di quei vigneti terrazzati da cui nascono.
Parliamo quindi del Dosaggio Zero 2008, cuvée composta per l’80% da Chardonnay e per il 20% da Pinot nero, prodotto (la resa è di 60 quintali per ettaro) con una permanenza del vino per 6 mesi in botti di acciaio sulle proprie fecce prima del tiraggio, un affinamento di 48 mesi sui lieviti e un periodo di sboccatura di almeno un anno prima della messa in commercio.
Colore paglierino oro vivace, perlage sottile e continuo, naso intrigante, ricco di sfumature, fragrante, aperto, fresco, con sfumature di noce moscata, frutta secca, alloro, cioccolato, lievito di birra, fieno di montagna, pietra, bocca ampia e succosa di grande densità e larghezza, ma gusto molto secco, deciso e preciso, con una bella freschezza e vivacità e un carattere spiccato persistenza lunga e dinamica, sapida e minerale, che rimane tesa ad ogni sorso e si esalta quando il vino viene portato a tavola.
Abbinato a cosa? A voi la fantasia ed il piacere di scoprirlo…